T. Rowe Price. Giappone, la parola chiave è “produttività”. Commento di Archibald Ciganer

Veduta notturna di Tokyo, la città che non dorme mai

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La crescita economica è essenzialmente guidata da due fattori: crescita della popolazione, in particolare della forza lavoro, e miglioramento della produttività. Se si applica questa equazione al Giappone, è immediato pensare ai trend demografici che interessano il Paese: una popolazione in invecchiamento che rappresenta forse il maggiore rischio per le previsioni per il Paese. Tuttavia, il Giappone sta intraprendendo una serie di azioni per gestire questa sfida. La parola magica è “produttività”. 

Gli sforzi volti ad aumentare la produttività sono sostenuti sia dal settore pubblico che da quello privato. Sul lato pubblico, il focus su una riforma strutturale ampia sta contribuendo a creare un contesto di lavoro più flessibile. Le imprese stanno invece investendo in nuovi sistemi e tecnologie con l’obiettivo di incoraggiare pratiche di lavoro più smart ed efficienti.

Riforme per un contesto di lavoro più flessibile. Uno dei focus dell’Abenomics è stata la revisione del contesto di lavoro in Giappone, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e incoraggiare gli investimenti. Sono già stati fatti notevoli passi avanti in questo ambito, con il miglioramento degli standard di governance e un nuovo framework di controllo. Al tempo stesso, un insieme di iniziative governative (leggi, politiche, investimenti in infrastrutture, incentivi per le aziende) hanno mirato ad ottenere una forza lavoro più inclusiva e dinamica.

La storica natura inflessibile del mercato del lavoro giapponese potrebbe essere uno dei motivi per cui la produttività giapponese ha rallentato rispetto a quella dei competitor globali negli ultimi decenni. Per tradizione e cultura i posti di lavoro venivano generalmente considerati come per tutta la vita, creando una competitività limitata, poche possibilità di avanzamento e quindi pochi incentivi a cambiare posto di lavoro.

Tuttavia, i limiti legali che permettevano e addirittura incoraggiavano le società ad offrire impieghi per tutta la vita sono stati ampiamente rimossi. Sebbene ci sarà bisogno di tempo prima che tale mentalità venga superata, i benefici di una maggiore dinamicità sono già visibili.

Focus sull’occupazione femminile con Womenomics. Nel frattempo, il Primo Ministro Shinzo Abe ha posto l’attenzione anche su Womenomics, programma volto a rendere più semplice il rientro nella forza lavoro per le donne, come punto focale della sua agenda economica. Una grande percentuale di donne giapponesi lascia infatti il lavoro dopo il primo figlio e molte non ritornano mai ad un’occupazione full-time.  La percentuale di donne con un’occupazione ha raggiunto un livello record (72%) a settembre 2019, soprattutto se confrontato con il 67% statunitense. Un gap in continua crescita negli ultimi cinque anni.

Tuttavia, c’è ancora molto da fare. Per esempio, il divario salariale in Giappone resta uno dei più ampi al mondo e molte donne decidono di lavorare part-time, incoraggiate da un contesto fiscale che penalizza le famiglie con redditi più elevati. Una riforma delle politiche in questi ambiti potrebbe portare a un ritorno verso un’occupazione femminile full-time.

Gli investimenti del settore privato spingono la produttività. Dopo decenni di scarsi investimenti, il settore privato giapponese sta tornando ad agire, con un numero crescente di imprese che investe nel capitale umano e fisico e lancia soluzioni innovative per sostenere la produttività. Molte società stanno investendo per esempio nell’automazione e nell’intelligenza artificiale con l’obiettivo di ottimizzare i processi produttivi. Pur essendo ancora ad una fase iniziale, se questa tendenza dovesse continuare e crescere nei vari settori, l’impatto sulla produttività giapponese potrebbe essere significativo, soprattutto nel settore dei servizi, dove la produttività è inferiore a quella degli Stati Uniti.

Le aziende giapponesi guardano a nuove tecnologie. Una delle aree in corso di sviluppo più interessanti nel segmento tecnologico è quella dei software per l’industria dei servizi, come la Robotic Process Automation (RPA). E’ una tecnologia in grado di parlare, leggere, condurre transazioni e automatizzare lavori basati su una serie di processi. Sebbene venga utilizzato sempre più in tutti i settori, i business maggiormente orientati ai processi, come banche, compagnie assicurative, utility e telecomunicazioni sono le società che hanno adottato questo tipo di tecnologia in misura maggiore. Visto il suo potenziale, questa tecnologia potrebbe avere un grande impatto sulla produttività giapponese.

Un esempio di società che crede nel potenziale della tecnologia RPA in termini di produttività è SoftBank. A fine 2018 la multinazionale giapponese investiva 300 milioni di dollari nella startup statunitense Automation Anywhere, attiva nel segmento delle tecnologie di automazione. Softbank, attraverso il suo Vision Fund, è all’avanguardia nell’individuare e investire nelle società di tecnologie disruptive che hanno il potenziale per guidare la prossima era di innovazione.

Conclusioni. Abenomics ha posto delle basi fondamentali, realizzando le riforme strutturali necessarie, creando posti di lavoro e incoraggiando gli investimenti. Tuttavia, il Giappone deve far fronte alle sfide demografiche di lungo termine ed è di cruciale importanza il miglioramento della produttività. A tal fine, gli sforzi per aumentare la partecipazione alla forza lavoro stanno dando i loro frutti. Possiamo già vedere una dinamica positiva all’opera, con il settore privato che investe in nuove tecnologie, guidando una ripresa “smart” della produttività nel settore dei servizi. La combinazione degli sforzi del settore pubblico e privato potrebbe dare un significativo impulso alla produttività giapponese, contrastando le sfide demografiche e aprendo la strada a una crescita potenzialmente sostenibile a lungo termine.

Archibald Ciganer, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV – Japanese Equity, T. Rowe Price

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