Borsa. Guerra dei dazi tiene ancora banco, Milano la spunta nel finale (+0,7%)

PALAZZO MEZZANOTTEMilano, 10 dicembre – La guerra dei dazi ancora una volta ha tenuto banco sui mercati finanziari, mentre gli investitori trattengono il fiato anche in vista di appuntamenti importanti come la due giorni di riunione del Fomc, il braccio operativo della Fed, che terminerà domani, la riunione del consiglio direttivo della Bce in calendario giovedì in contemporanea alle elezioni britanniche. Gli indici europei sono partiti deboli, ma nel pomeriggio hanno recuperato dopo l’indiscrezione rilanciata da Wall Street Journal in base alla quale Washington e Pechino stanno lavorando per posticipare l’entrata in vigore di un nuovo round di dazi previsti per il prossimo 15 dicembre. In più i democratici della Camera dei Rappresentanti hanno annunciato di aver trovato un accordo con l’amministrazione Trump per approvare l’Usmca, l’accordo commerciale trilaterale tra gli Stati Uniti, il Messico e il Canada, che sostituirà il Nafta. Milano, che ieri era stata la peggiore, ha vantato la performance migliore salendo dello 0,72%, mentre lo spread è migliorato a 163,8 punti. A Piazza Affari si sono distinte le azioni di Atlantia (+3,69%), beneficiando dell’ipotesi che possa entrare nel capitale della società la Cassa Depositi e Prestiti, scongiurando la prospettiva di una revoca delle concessioni. Sono inoltre andate bene le Nexi (+1,87%) e le Recordati (+1,69%), quest’ultime nel giorno del Capital Market Day della concorrente Sanofi. Le banche hanno tutte rialzato la testa, con Mediobanca (+2%) in prima fila, Sono invece andate male le Unipol (-1,7%) e le Buzzi (-1,8%). Sul fronte dei cambi, la moneta unica si è rafforzata sul biglietto verde: vale 1,1095 dollari (da 1,1072 ieri in chiusura). Quota inoltre 120,61 yen (da 120,233), mentre il dollaro-yen si attesta a 108,71 (108,6). E’ continuato il recupero della sterlina britannica, un euro vale 0,8421 pound. Il petrolio, dopo un avvio debole, ha virato al rialzo: il wti, contratto con consegna a gennaio, si attesta a 59,28 dollari al barile, in rialzo dello 0,44%.

 

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