UBP. Hong Kong, dazi e proteste effetti più gravi sull’economia dell’epidemia di SARS e piazza Tienanmen. Analisi di Anthony Chan

Lo skyline di Hong Kong

Lo skyline di Hong Kong

I dati del terzo trimestre 2019 sul Pil di Hong Kong confermano lo shock economico causato dal protrarsi delle proteste interne e dalla persistente incertezza legata alla Trade War. Si prevede che l’impatto sarà superiore a quello verificatosi durante l’epidemia di SARS del 2003 o in seguito ai fatti di piazza Tienanmen in Cina nel 1989. A nostro avviso, in mancanza di una soluzione a breve termine, l’effetto combinato di questi due fattori rischia di essere tanto grave quanto quello della crisi finanziaria globale del 2008-2009 o della crisi asiatica del 1997-1998.

Il Pil del terzo trimestre è diminuito del 2,9% a/a (-3,2% rispetto al trimestre precedente), in quanto i consumi privati, gli investimenti fissi, le esportazioni di merci e servizi sono crollati a un ritmo vertiginoso (rispettivamente del 3,5%, 16,3%, 7,0% e 13,7%). Questo potrebbe essere solo l’inizio di una fase recessiva per Hong Kong che potrebbe protrarsi fino al primo semestre 2020 a causa dello stallo politico, anche se i negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti potrebbero progredire con uno spirito di maggior cooperazione.

Gli effetti delle poteste e dei dazi emergono sono più evidenti sia sul fronte delle vendite al dettaglio che del turismo. Probabilmente, il brusco calo del commercio al dettaglio in generale (in ribasso di oltre il 20% su base annua ad agosto-settembre) è stato maggiore di quello osservato durante tutte le precedenti grandi crisi economiche e politiche che la città ha affrontato in passato. Tutti i segnali indicano infatti che questo calo sia superiore a quello verificatosi durante l’epidemia di SARS del 2003, quando c’era il timore che Hong Kong fosse colpita da un’epidemia prolungata. La consistente diminuzione dei flussi turistici ha giocato un ruolo cruciale, soprattutto perché i numerosi turisti provenienti dalla Cina continentale – i maggiori consumatori locali e principale fonte di fatturato per sanità e assicurazioni – sono improvvisamente venuti meno. Nonostante la complessità del quadro economico, restiamo abbastanza costruttivi sul potenziale di crescita a breve termine del mercato azionario di Hong Kong, per le valutazioni ancora attraenti e per un sentiment di mercato più ottimista per i progressi negoziali relativi alla “fase uno” tra Pechino e Washington.

La recessione economica va di pari passo con un calo degli utili. Secondo le nostre stime il Pil nominale ha subito una contrazione di circa il 4% (su base annua) nel terzo trimestre e si prevede un ulteriore calo del 6,5-8,5% nel primo semestre 2020 prima di uno rimbalzo nel secondo semestre (per il base effect). Anche la crescita dell’EPS è diminuita negli ultimi due trimestri e di circa il 2,5-4,0% (su base annua). Tuttavia, il calo è stato molto meno drastico rispetto a quanto avvenuto nei precedenti cicli di diminuzione degli utili. Ciò è dovuto al crescente predominio dei conglomerati e dei titoli finanziari cinesi sull’Hang Seng Index (HIS), molto meno esposti alla recessione interna di Hong Kong e al caos politico. Sulla base delle stime di Bloomberg, l’EPS atteso dell’HSI per il 2020 è stato rivisto al ribasso a circa il 5%, la metà del 10-11% della fine dello scorso anno. Prevediamo un ulteriore revisione al ribasso degli utili, considerate le nostre stime della traiettoria del PIL nominale per il prossimo anno. Le nostre previsioni sull’ EPS si basano su un range che va, indicativamente, da +2% a -5%. I multipli del P/E forward sull’HSI hanno registrato una lenta ripresa da un minimo di 10x in agosto all’attuale 11x da quando l’amministrazione di Carrie Lam ha ufficialmente ritirato l’Extradition Bill e dalla ripresa dei colloqui commerciali Cina-USA. I livelli di aprile/inizio maggio dei multipli forward, di circa 11,7x – dove gli investitori erano più ottimisti riguardo a una tregua commerciale temporanea – restano il nostro riferimento al rialzo per l’HSI. Per qualsiasi overshooting al rialzo dei multipli e, in assenza di una svolta nelle negoziazioni nella seconda fase, è necessaria una certa cautela dal punto di vista del rischio/ricompensa.

In particolare, ai livelli attuali, il calo degli utili al 2%, 0% e -5% si tradurrà in multipli forward compresi tra 10,8x e 11,6x, il che implica un limitato potenziale di rialzo. Tuttavia, il nostro scenario di base prevede ancora spazio per valutazioni in rialzo a circa 11,7x del P/E forward e, anche nell’eventualità di una riduzione degli utili in un range tra +2% a -5%, suggerisce un livello dell’Hang Seng Index compreso tra 29.820 e 27.780 punti di conseguenza (circa tra l’8% e lo 0,6%in più rispetto al valore attuale).

Anthony Chan, Chief Asia Investment Strategist di Union Bancaire Privée (UBP)

 

Questa voce è stata pubblicata in Economia, Finanza e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


uno + = nove

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>