Esce il Rapporto di Eight International: Italia, grandi risorse ma scarsa competitività

Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte

Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte

Milano, 4 novembre – L’Italia ha un enorme potenziale in termini di competitività che tuttavia non riesce ad esprimere, nonostante il suo enorme patrimonio culturale e la grande dinamicità delle sue aziende, in particolare all’export. Sono le conclusioni cui giunge il ‘Rapporto sulla competitività 2019′ realizzato da Eight International, network globale di 23 società di consulenza indipendenti che operano in 20 Paesi, rappresentato in Italia da New Deal Advisors. Lo studio analizza 38 graduatorie internazionali pubblicate da vari enti ed istituti internazionali riguardanti 5 macro-temi, ovvero la forza dell’economia, le opportunità per le aziende, la stabilità politica e sociale, l’istruzione e la salute e il benessere ed esamina i primi 25 Paesi al mondo in termini di Pil. L’Italia, al solito, ne esce con un mix di tante eccellenze e altrettanti, se non di più punti deboli. Su tutto si stende, poi, una coltre di grande incertezza. ‘C’è un grande punto interrogativo sulla direzione futura dell’Italia’, indica il rapporto, sottolineando che nonostante la presenza di aziende molto dinamiche e di robuste esportazioni, la posizione economica di quella che resta l’ottava economia del mondo è deludente, oltre ad essere in una situazione precaria per buona parte dell’ultimo decennio. Le graduatorie economiche puntano tutte su una perdita di slancio. Disoccupazione e debito pubblico sono a livelli costantemente alti e preoccupanti e pongono la Penisola al 33esimo posto su 36 paesi nel primo caso e al 183esimo su 188 per magnitudo nel secondo. Il peso della burocrazia è uno dei più alti al mondo (136esimo posto su 140 paesi) e gli oneri connessi all’occupazione e alla regolamentazione sono un ostacolo allo sviluppo delle imprese. L’attuale contesto politico crea incertezza, sottolinea il rapporto. Gli investitori si chiedono e vogliono sapere come l’Italia intenda fare fronte alle difficili, ma necessarie scelte economiche. In particolare serve stabilità politica per rilanciare la crescita e mettere fine all’annosa disputa con la Commissione Ue sui conti pubblici. All’Italia, inoltre, manca un’identità  nazionale che unifichi il Paese: le appartenenze regionali contano probabilmente più che nella maggior parte dei Paesi europei. Negli ultimi anni si è anche registrato un forte deterioramento della classifica delle disparità di genere e di reddito: l’Italia è al 70esimo posto su 140 paesi nella classifica del ‘gap’ di genere globale, registrando il peggior calo (-30 posti dal 2015) di qualsiasi altro Paese europeo incluso nel rapporto. L’Italia perde posizioni anche nella classifica dedicata allo stato della democrazia, passando dal 21esimo al 33esimo posto, pur registrando nel contempo la maggiore crescita in termini di libertà di stampa (dal 73esimo al 46esimo posto). I messaggi migliori emergono dalle classifiche che monitorano la salute e il benessere. L’aspettativa di vita media degli italiani è al quinto posto nel mondo e la qualità della vita del Paese è altrettanto notevole. L’influenza creativa e il patrimonio culturale dell’Italia sono considerati i più grandi e importanti al mondo. Tra le eccellenze italiane figurano i distretti industriali, che vedono l’Italia come quarto miglior Paese al mondo in questo ambito. La Penisola è inoltre il sesto Paese al mondo per i diritti dei lavoratori, il nono per le pubblicazioni scientifiche, il nono per la qualità delle istituzioni di ricerca e l’11esimo per le connessioni aeroportuali. Il potenziale dell’Italia è riconosciuto dagli investitori internazionali – conclude il rapporto – ma il Paese deve darsi da fare per essere più competitivo.

 

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