Unigestion. La crescita ha dimostrato resilienza beneficiando del sostegno delle politiche

Wall Street a New York

Wall Street a New York

La crescita ha dimostrato resilienza beneficiando del sostegno delle politiche adottate. Da alcuni mesi stiamo affermando che le condizioni macroeconomiche globali sono moderatamente favorevoli per gli asset di rischio. Dall’aprile di quest’anno, il nostro Global Growth Nowcaster è rimasto stabile intorno ai livelli potenziali, indicando che nel complesso l’economia globale sta crescendo ad un ritmo discreto. Questo tasso di crescita non intacca i vincoli di capacità e non aumenta la debolezza dell’economia, realizzando quindi un ambiente favorevole per gli asset orientati alla crescita.

Nei periodi precedenti, in cui il nostro Growth Nowcaster si aggirava intorno al potenziale, l’azionario globale è cresciuto in media dello 0,9% (in termini di rendimento totale) nel mese successivo, registrando rendimenti positivi nel 62% dei casi. Non sorprende che ciò sia in linea con il loro andamento a lungo termine (0,8% di rendimento totale con il 63% dei mesi positivi). È importante sottolineare che la recente ripresa della crescita è evidente sia nelle economie sviluppate che in quelle emergenti e il nostro indice di diffusione Growth Nowcaster – che misura la quantità di dati in miglioramento rispetto a quelli in calo – indica un momentum al rialzo.

Le componenti più deboli di recente sono stati i “dati soft” o i sondaggi, come ad esempio gli indici dei responsabili acquisti,  sensibili ad un sentiment pessimista, a causa dell’incertezza. Queste sono anche le prime componenti che variano quando l’incertezza si riduce. È interessante notare che, se si esaminano i “dati hard”, il quadro risulta più positivo. Alla fine del 2018 e all’inizio del 2019, i dati suggerivano che l’impatto dell’incertezza commerciale si ripercuoteva sull’economia reale, con un peggioramento dei diversi ambiti del commercio mondiale. La svolta nella politica monetaria globale, da restrittiva ad accomodante, ha funzionato abbastanza bene da allora, poiché sembra aver ampiamente compensato il rallentamento, anche se con un certo ritardo. Anche le misure di stimolo da parte del governo cinese hanno contribuito a sostenere l’economia interna, che è il maggiore contributore della crescita globale. Il risultato di questa convergenza tra politica monetaria e fiscale è stata la resilienza dei consumi e condizioni finanziarie favorevoli per l’economia globale, non la recessione che alcuni temevano solo poche settimane fa.

È improbabile che la politica monetaria sia sfavorevole, almeno nei prossimi mesi. La settimana scorsa la Bce ha confermato la sua politica accomodante, con il mandato di Mario Draghi come Presidente della Bce al termine. Mentre il passaggio di consegne di una banca centrale molto importante a livello globale può portare a un cambio di approccio (ad esempio, Jerome Powell), Christine Lagarde dovrebbe continuare a mantenere l’attuale sostegno mostrato dalla Bce, quando assumerà la presidenza il mese prossimo. Negli Stati Uniti, ci aspettiamo che quando il FOMC si riunirà la prossima settimana, la Fed taglierà i tassi d’interesse di altri 25 punti base. Il taglio è ben prezzato dal mercato (90% di probabilità) e gli speaker della Fed non hanno dato alcuna indicazione contraria, anche se la prossima forward guidance potrebbe essere interpretata dal mercato come restrittiva, se si sposta da un tono accomodante ad uno più paziente e basato sui dati. Tuttavia, sembra che il consenso di mercato sia concorde circa il probabile taglio di questa settimana, essendo l’ultimo degli “aggiustamenti di metà ciclo”, con le probabilità di ulteriori tagli dopo questa settimana che svaniscono. Quindi, sebbene la politica monetaria potrebbe non essere così accomodante come per la maggior parte di quest’anno, è anche improbabile che a breve termine possa trasformarsi in un fattore sfavorevole, in quanto qualsiasi inasprimento richiederebbe chiari segnali di una ripresa economica globale e di una forte reflazione. Inoltre, il mercato non sembra essere eccessivamente ottimista riguardo ad un ulteriore sostegno monetario.

L’incertezza geopolitica mostra segnali di miglioramento. Un motivo essenziale per cui i policy maker e gli investitori vedono una minore necessità di sostegno monetario è il quadro più positivo per il commercio globale. Oltre all’efficacia delle misure già adottate dalle banche centrali, nelle ultime settimane si è assistito ad un disgelo delle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Per essere chiari, ci aspettiamo che l’incertezza commerciale e le ampie tensioni tra le due maggiori economie mondiali continuino per qualche tempo. Tuttavia, attualmente entrambe le parti stanno dimostrando la volontà di stringere un accordo, anche se è improbabile che si tratterà di un grande risultato. Un tale evento sarebbe positivo per gli asset rischiosi, in quanto ridurrebbe una delle principali fonti di incertezza degli ultimi due anni. Un’altra perdurante fonte di incertezza sembra anch’essa in procinto di concludersi con un accordo: Brexit. La settimana scorsa il parlamento britannico ha manifestato la sua disponibilità a raggiungere un compromesso votando a favore dell’accordo di uscita, anche se i tempi per l’estensione devono ancora essere definiti. Tuttavia, la possibilità di una Brexit senza accordo o di un’incertezza prolungata è diventata molto meno probabile.

Il pain trade rimane al rialzo. Un contesto come quello attuale, con una crescita stabile, una politica monetaria di sostegno e una minore incertezza crea il terreno fertile per gli asset rischiosi. Gli investitori sembrano essere ancora su posizioni prudenti, con gli asset di copertura e di protezione al rialzo, suggerendo che, se ci fosse una ripresa del mercato, sarebbe sostenuta da un ritorno agli asset orientati alla crescita. In questo contesto è attraente anche l’attività di carry, in quanto l’attuale posizionamento difensivo sul mercato dovrebbe mantenere le vendite relativamente contenute. Ciononostante, non siamo così ingenui da pensare che tutti i rischi siano adeguatamente prezzati dal mercato, ma preferiamo sfruttare tali errori di pricing attraverso opzioni o trade opportunistici, poiché il nostro scenario centrale rimane positivo.

 

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