L’addio ufficiale di Draghi. “Politica fiscale intervenga, si punti a sovranità europea condivisa”

Il Presidente della Bce, Mario Draghi

Il Presidente della Bce, Mario Draghi

“Riconoscere che dobbiamo esercitare quello che il presidente (francese) Macron ha definito “la sovranità europea” per essere efficaci, non significa che disponiamo già, oggi, delle infrastrutture politiche per farlo. La consapevolezza della necessità di averle sta, comunque, crescendo velocemente”. Lo ha detto Mario Draghi, numero uno della Bce ancora per poco, nel suo discorso di addio alla presidenza della banca centrale. “Abbiamo visto emergere (questa necessità) in occasione delle più recenti elezioni del Parlamento europeo, che forse sono state le prime elezioni in cui si è dibattuto principalmente sulle questioni europee. Anche coloro che hanno tentato di rallentare l’integrazione europea lo hanno fatto contestando piuttosto le istituzioni europee che rigettando la loro legittimità. Questo è solo l’inizio, ma fa capire che la nostra Unione si sta muovendo nella giusta direzione. Sono fiducioso nel fatto che così continuerà a fare, perchè alla fine è nell’interesse di ogni paese gettare le basi del percorso futuro verso una sovranità europea. Le azioni di molti europei impegnati (a perseguire tale obiettivo), sia a livello nazionale che nell’Ue, hanno aiutato ad arrivare a questo punto”. Draghi ha riconosciuto i meriti a tre gruppi: 1)alla Bce e alle banche centrali nazionali; 2) al boad esecutivo e Consiglio direttivo della Bce 3) ai leader europei. “Presidente Macron, presidente Mattarella, cancelliera Merkel: voi siete stati al fianco del Consiglio europeo e dei forum globali, in un momento in cui altre banche centrali principali hanno fatto fronte a pressioni politiche esplicite (vedi Donald Trump contro la Federal Reserve) in crescendo. Voi avete rigettato in modo forte le voci illiberali che volevano spingerci a voltare le spalle all’integrazione europea. E, nei momenti critici, avete mosso i passi necessari per salvaguardare l’euro e per proteggere l’eredità che ci è stata lasciata: una Europa unita, pacifica e prospera”. “E’ arrivato per me il momento di passare il testimone a Christine Lagarde – ha concluso Mario Draghi – Ho piena fiducia nel fatto che lei sarà (rivolgendosi a Lagarde) una leader della Bce eccellente. Il mio obiettivo è stato sempre quello di attenermi al mandato inciso nel Trattato, nella totale indipendenza, portando avanti una istituzione che è cresciuta, diventando una banca centrale moderna capace di gestire diverse sfide. E’ stato un privilegio e un onore avere l’opportunità di farlo. Grazie”.

Sovranità europea contro sovranismi in un contesto, quello europeo, in cui l’euro, nella sua irreversibilità, è diventato ineluttabile, architrave su cui poggia tutto l’edificio dell’Europa. Reduce dall’ultima conferenza stampa nelle vesti di numero uno della Bce, Mario Draghi ha proferito oggi il suo discorso ufficiale di addio, in occasione dell’evento a “Farewell event for Mario Draghi”, , organizzato dalla banca centrale. Presenti il suo successore, l’ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde; il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella; la cancelliera tedesca Angela Merkel; il presidente francese Emmanuel Macron.

Draghi – nel caso dell’Italia si può dire che è stato lui il vero scudo anti-spread – ha ribadito quanto detto più volte nelle ultime settimane: la politica monetaria non può più agire da sola, ha bisogno di essere coadiuvata dalla politica fiscale. L’Europa deve fare quel salto necessario per la sua stessa sopravvivenza verso una maggiore integrazione, creando istituzioni che siano capaci di garantire quella stabilità economica che gli strumenti di politica monetaria non possono più, da soli, garantire.

“Nella nostra Unione monetaria, le politiche nazionali esercitano un ruolo principale nella stabilizzazione fiscale, molto più di quanto facciano gli stati in Usa. Ma le politiche nazionali – ha avvertito il numero uno della Bce -  non possono garantire sempre la giusta direzione fiscale per l’area euro intesa nel suo complesso. Coordinare politiche decentralizzate è compito complesso. E le politiche non coordinate non sono sufficienti, visto che la capacità di politiche fiscali espansive di produrre effetti tra un paese e l’altro è relativamente bassa. Questo il motivo per cui abbiamo bisogno di una capacità fiscale di dimensione e portata adeguate: sufficientemente grande per stabilizzare l’Unione monetaria, ma concepita per non creare un eccessivo moral hazard”.

Di qui, la presa di coscienza, il pragmatismo:

“Non esiste una soluzione perfetta. Quando i rischi vengono condivisi, il moral hazard non può mai essere ridotto a zero, sebbene possa essere contenuto in modo significativo, attraverso un modello appropriato. Allo stesso tempo, dovremmo anche riconoscere che la condivisione dei rischi aiuta a ridurre i rischi stessi”.

Integrazione, condivisione, politica fiscale comune, Unione, che sia politica, monetaria, e anche fiscale. E una sovranità condivisa nel senso non di minore sovranità per ciascun paese che fa parte dell’area euro e, in senso più allargato, dell’Unione monetaria, ma nel senso di maggiore sovranità, contrapposta a quei sovranismi che invocano invece divisione, isolamento, barriere, confini. Draghi ha ricordato il concetto di sovranità europea espresso dal presidente francese Macron, attingendo anche a una dichiarazione proferita dalla cancelliera tedesca Angela Merkel:

“Per noi europei, in un mondo globalizzato, una vera sovranità che soddisfi le necessità di sicurezza e di prosperità, può essere raggiunta solo lavorando insieme. Come la cancelliera Angela Merkel ha detto ‘Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino tra le nostre proprie mani, se vogliamo sopravvivere in quanto comunità”.

“Lavorare insieme ci consente di proteggere i nostri interessi nell’economia mondiale, resistere alle pressioni dei poteri stranieri, influenzare le regole globali in modo che riflettano i nostri standard, rendere esecutivi i nostri valori a livello globale. Nessuno di questi obiettivi può essere raggiunto allo stesso modo, dai singoli paesi, se agiscono da soli. In un mondo globalizzato, la condivisione della sovranità è il modo per riguadagnare la sovranità”.

“Riconoscere che dobbiamo esercitare quello che il presidente (francese) Macron ha definito “la sovranità europea” per essere efficaci, non significa che disponiamo già, oggi, delle infrastrutture politiche per farlo. La consapevolezza della necessità di averle sta, comunque, crescendo velocemente”. Lo ha detto Mario Draghi, numero uno della Bce ancora per poco, nel suo discorso di addio alla presidenza della banca centrale.

“Abbiamo visto emergere (questa necessità) in occasione delle più recenti elezioni del Parlamento europeo, che forse sono state le prime elezioni in cui si è dibattuto principalmente sulle questioni europee. Anche coloro che hanno tentato di rallentare l’integrazione europea lo hanno fatto contestando piuttosto le istituzioni europee che rigettando la loro legittimità. Questo è solo l’inizio, ma fa capire che la nostra Unione si sta muovendo nella giusta direzione. Sono fiducioso nel fatto che così continuerà a fare, perchè alla fine è nell’interesse di ogni paese gettare le basi del percorso futuro verso una sovranità europea. Le azioni di molti europei impegnati (a perseguire tale obiettivo), sia a livello nazionale che nell’Ue, hanno aiutato ad arrivare a questo punto”.

Draghi ha riconosciuto i meriti a tre gruppi: 1)alla Bce e alle banche centrali nazionali; 2) al boad esecutivo e Consiglio direttivo della Bce 3) ai leader europei.

A proposito dell’ultima categoria, non è mancato un ringraziamento a coloro che, a suo avviso, sono stati i paladini dell’euro (e che erano presenti all’evento):

“Presidente Macron, presidente Mattarella, cancelliera Merkel: voi siete stati al fianco del Consiglio europeo e dei forum globali, in un momento in cui altre banche centrali principali hanno fatto fronte a pressioni politiche esplicite (vedi Donald Trump contro la Federal Reserve) in crescendo. Voi avete rigettato in modo forte le voci illiberali che volevano spingerci a voltare le spalle all’integrazione europea. E, nei momenti critici, avete mosso i passi necessari per salvaguardare l’euro e per proteggere l’eredità che ci è stata lasciata: una Europa unita, pacifica e prospera”.

“E’ arrivato per me il momento di passare il testimone a Christine Lagarde – ha concluso Mario Draghi – Ho piena fiducia nel fatto che lei sarà (rivolgendosi a Lagarde) una leader della Bce eccellente. Il mio obiettivo è stato sempre quello di attenermi al mandato inciso nel Trattato, nella totale indipendenza, portando avanti una istituzione che è cresciuta, diventando una banca centrale moderna capace di gestire diverse sfide. E’ stato un privilegio e un onore avere l’opportunità di farlo. Grazie”.

Se questa è stata la fine del discorso, durante il suo addio Mario Draghi ha lanciato implicitamente un monito agli anti-europeisti, a chi ha tentato diverse volte, con diversi strumenti, di far barcollare le fondamenta dell’Unione europea e Unione Monetaria:

“Con noi, la Bce ha dimostrato che non accetterà minacce alla stabilità monetaria provocate da timori infondati sul futuro dell’euro. La Bce – ha continuato – ha dimostrato che combatterà i rischi al ribasso sulla stabilità dei prezzi così come quelli al rialzo. E ha stabilito che utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione entro il mandato che le è stato conferito per rispettare il mandato stesso, senza eccedere mai i limiti della legge”.

Mario Draghi ha ripetuto che “la fiducia nei confronti dell’euro da parte del pubblico è ai massimi di sempre; che l’euro è irreversibile; che la politica monetaria può ancora raggiungere i suoi obiettivi ma può farlo in modo più veloce e con minori effetti collaterali se coadiuvata dalla politica fiscale; che una politica fiscale più attiva in Eurozona velocizzerebbe l’aggiustamento delle nostre politiche”.

Riferendosi ancora all’impegno nei confronti dell’euro dimostrato da alcuni leader europei, Draghi ha anche ricordato come alcune misure da lui lanciate nel corso del suo mandato – memorabili i suoi bazooka monetari, che hanno preso la forma del Quantitative easing, delle operazioni di TLTRO, dei tassi negativi, dell’OMT – il banchiere centrale (ancora per pochi giorni, visto che la scadenza ufficiale del mandato è stata fissata al 31 ottobre) ha spiegato:

“Abbiamo dovuto varare misure che a volte sono apparse, all’inizio, controverse e i cui benefici sono stati rivelati solo lentamente. La nostra determinazione non ha mai tentennato, trovando il suo fondamento nel lavoro solido del nostro staff, nutrito dall’empatia verso chi stava soffrendo, rafforzato dalla convinzione che le politiche (adottate) avrebbero migliorato la situaziobe. Ma in questi momenti – soprattutto in una Unione monetaria formata da diversi paesi – i leader politici che sono stati capaci di trascendere le prospettive nazionali nel valutare la nostra politica monetaria, e che hanno riconosciuto la prospettiva dell’Eurozona spiegandola alle loro audience nazionali, hanno fornito un baluardo essenziale alla nostra indipendenza. Sono grato che abbiamo avuto leader del genere in Europa, e vi sono grato per il vostro solido sostegno e per l’incoraggiamento dato durante la crisi”.

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