Borsa. Europa nervosa in attesa dell’accordo sulla Brexit, Milano (+0,3%) con il via libera alla manovra

La Borsa in Piazza degli Affari a Milano

La Borsa in Piazza degli Affari a Milano

Milano, 16 ottobre – L’accordo al fotofinish che potrebbe scongiurare dopo mesi di scontri una ‘hard Brexit’ non ha scaldato sul finale le Borse europee, che chiudono contrastate una seduta all’insegna del nervosismo (con Parigi e Londra in rosso). A pesare sui listini sembrano più le rinnovate tensioni Usa-Cina su Hong Kong, con gli investitori che si interrogano sulla consistenza dell’accordo sui dazi, e il dato sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti diminuite a sorpresa dopo sei mesi di fila in rialzo. Modesto anche l’effetto delle trimestrali a Wall Street, dov’è stato il turno di Bank of America che sugli utili ha battuto le aspettative degli analisti. A salvare il Ftse Mib, che ha chiuso con un rialzo dello 0,28%, è stato il comparto bancario, guidato dal duo Banco Bpm (+3,1%) e Ubi Banca (+2,7%), due istituti da settimane in centro dell’interesse degli analisti nel caso di apra la partita delle aggregazioni nel settore del credito italiano. A dare una mano alle banche anche il via libera del governo Conte alla legge di Bilancio per il 2020 e al decreto fiscale collegato alla manovra, che ha raffreddato lo spread in area 142 punti. Sul listino principale va bene l’intero settore dell’automotive, con in testa Ferrari (+2%) e Fca (+1%) dopo il dato sulle immatricolazioni in Europa a settembre. Dall’altra parte del listino, invece, non si salvano i titoli difensivi del comparto utility, da Hera (-1,3%) ad A2a (-1%). Le vendite hanno toccato anche Recordati (-1,8%), Leonardo (-1,2%) e il settore del lusso. Fuori dal listino principale riprende a correre Gedi (+6,4%) dopo la pausa di ieri, ben al di sopra dell’offerta di 0,25 euro della Romed di Carlo De Benedetti. Sul fronte valutario, l’euro risale leggermente a 1,106 dollari (da 1,103 ieri) e si attesta a 120,21 yen (120,07), mentre il rapporto dollaro/yen è a 108,78 (108,8). In scia con la Brexit si rafforza la sterlina a quota 1,283 nei confronti del biglietto verde. In risalita anche i prezzi del petrolio, con il Wit di novembre a 53,4 dollari al barile (+1%) e il Brent su dicembre a 59,2 dollari (+0,9%).

 

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