GAM. Emergenti i maggiori beneficiari della fine della guerra commerciale. Articolo di Michael Biggs

Il Presidente degli Stati Uniti, Doland Trump e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping

Il Presidente degli Stati Uniti, Doland Trump e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping

Le aspettative della Federal Reserve sulla crescita a lungo termine sono rimaste sostanzialmente invariate dal 2016, ma nell’ultimo anno le sue previsioni sui tassi a lungo termine sono scese di 50 punti base. In sostanza, la Fed ritiene di poter raggiungere gli stessi obiettivi di crescita e di inflazione di prima, ma con un tasso di interesse neutro inferiore. Si tratta di un cambiamento profondo che, a nostro avviso, dovrebbe far salire tutti i prezzi degli asset. L’impatto atteso sui prezzi degli asset si è mostrato nel corso dell’estate: i rendimenti obbligazionari sono calati, le azioni si sono riprese e il credito ha registrato una buona performance nonostante gli spread relativamente stabili. Il rischio per i prezzi degli asset è che le aspettative di crescita siano riviste al ribasso e le aspettative per tassi di interesse fatichino a tenere il passo, o che i tassi di interesse salgano senza un miglioramento delle prospettive di crescita. Il rischio di rialzo sarebbe legato a un miglioramento del corso della guerra commerciale e l’impatto dello stimolo in Cina. In questo scenario, il dollaro USA potrebbe indebolirsi e i tassi d’interesse si appiattirebbero o si modificherebbero creando, a nostro avviso, un migliore contesto sia per il credito ad alto rendimento (HY) che per i mercati emergenti (EM). Nel breve termine, la riduzione delle aspettative di crescita sarà il rischio principale, legate alla probabilità di una recessione negli Stati Uniti. L’inversione della curva dei rendimenti ha aumentato i timori di una recessione e i bassi livelli di disoccupazione e la diminuzione dei margini delle società confermano l’opinione che gli Stati Uniti siano in uno stadio avanzato del ciclo.

Tuttavia, non consideriamo che una recessione sia imminente. I nuovi livelli di finanziamento sono troppo bassi per una possibile recessione, gli standard di credito non si sono irrigiditi (secondo l’indagine condotta sui dirigenti del credito della Fed), le richieste iniziali non sono aumentate, l’occupazione nei servizi sanitari temporanei continua a crescere; i dati sui salari indicano una crescita del reddito familiare superiore al 4% in termini nominali.

Nel breve termine, auspichiamo un miglioramento delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. In questa contingenza, lo stimolo cinese dovrebbe spronare la crescita globale, che a sua volta potrebbe portare ad un aumento dei rendimenti USA e a un dollaro stabile o leggermente più debole. Tale contesto sarebbe spinoso per i treasury ma buono per le azioni. Il credito high yield dovrebbe sovraperformare l’investment grade, e il debito in valuta locale dei mercati emergenti potrebbe superare quello dei mercati emergenti in valuta forte. Nell’ambito azionario, il miglioramento del corso della guerra commerciale e l’impulso positivo cinese al credito andrebbero molto probabilmente a vantaggio dell’azionario emergente.

Michael Biggs, Investment manager delle strategie obbligazionarie Local Emerging Market di GAM Investments

 

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