BMO. La guerra commerciale Usa-Cina è la storia infinita

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è una storia in continua evoluzione. Nell’ultimo capitolo, i dazi imposti dagli Stati Uniti alla Cina sono destinati ad aumentare – dal 25% – al 30% su circa 250 miliardi di dollari di merci a partire dal 1° ottobre, mentre le tariffe su 300 miliardi di dollari di merci sono state tassate al 15% – precedentemente al 10% – in due tranche, la prima il 1° settembre e la seconda in arrivo, forse, il 15 dicembre. Dire che la situazione è fluida è un eufemismo: ogni volta che Trump rilascia dichiarazioni sul tema, le regole del gioco sembrano cambiare. La Cina ha contrattaccato, anche se i dettagli restano in continua evoluzione, e Trump ha replicato con “la richiesta” alle imprese statunitensi di trasferire le operazioni fuori dall’ex Celeste Impero. I dazi sono un elemento di estrema negatività. Ostacolano la crescita economica in qualunque contesto. Molte aziende statunitensi stanno già risentendo dell’incremento dei prezzi all’importazione e di catene di approvvigionamento ridotte, mentre la grande macchina cinese dell’export si sta inceppando. Il rallentamento del Dragone sta impattando in modo diretto anche altri esportatori di primo piano, come la Germania e il Giappone.

Trump ha affermato: “La mia unica domanda è chi è il nostro nemico più grande, Jay Powell o il presidente Xi?”. Il Presidente degli Stati Uniti ritiene che la Fed avrebbe dovuto ridurre i tassi d’interesse di almeno un punto percentuale alla fine di luglio, quando ha optato per “appena” 25 punti base. Siamo in netto disaccordo, soprattutto perché l’istituto centrale ha interrotto il graduale restringimento del proprio bilancio già enormemente gonfio. L’allentamento quantitativo è tornato a essere una realtà: la stretta quantitativa è morta e sepolta.

Le banche centrali di altri Paesi che hanno recentemente ridotto i tassi di interesse di riferimento includono: Nuova Zelanda, Australia, Russia, Cile, Corea del Sud, Brasile, Sudafrica, Messico, Arabia Saudita, India e Turchia. La Banca Centrale Europea ha tagliato il tasso sui depositi a -0,5%. Il mondo in cui viviamo forse non è così solido come si dice.

Team Multi Asset di Pyrford International di BMO Global Asset Management

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