Mario Draghi. “Sono ottimista sul futuro dell’Europa. L’euro è più popolare che mai. Senza misure straordinarie non avremmo potuto adempiere il nostro mandato”

Il Presidente della Bce, Mario Draghi ha ricevuto oggi all'Università Cattolica di Milano la laura honoris causa

Il Presidente della Bce, Mario Draghi ha ricevuto oggi all’Università Cattolica di Milano la laura honoris causa

Milano, 11 ottobre – “La creazione dell’Unione europea, l’introduzione dell’euro e l’attività della Bce hanno incontrato molti ostacoli e dovuto fronteggiare molte critiche. Hanno dimostrato nondimeno il loro valore: oggi sono coloro che dubitavano a essere messi in discussione”. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi ricevendo la laurea honoris causa in economia  all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “Ciò riflette lo sviluppo normale delle unioni monetarie – ha detto – che è lento, non lineare, accidentato. Gli Stati Uniti, ad esempio, non ebbero una Banca centrale per più di 130 anni dopo la loro fondazione; il bilancio federale ha assunto un vero ruolo solo negli anni Trenta dello scorso secolo. Oggi pochi penserebbero di ritornare indietro”. E’ essenziale – ha aggiunto Draghi – per lo sviluppo di un’Unione monetaria che i suoi cittadini “credano nell’unione e la assumano comunque, anche criticamente, come riferimento piuttosto che considerare tutti i problemi guardando all’orizzonte del loro punto di vista particolare”. “Mi sembra che le ultime elezioni per il Parlamento europeo, forse le prime incentrate su temi prevalentemente europei – ha detto – lo abbiano confermato. Anche chi mirava a rallentare l’integrazione europea non ha contestato la legittimità delle istituzioni dell’Unione, pur criticandole anche duramente. I parlamentari eletti sono risultati in maggioranza a favore dell’Europa”. “Per questa ragione sono ottimista sul futuro dell’Europa – ha detto Draghi – Penso che col tempo essere parte dell’Ue e dell’Unione monetaria sia diventato normale per gran parte dei cittadini. L’euro è più popolare che mai; il sostegno all’Ue tocca i valori più alti registrati dall’inizio della crisi. Nei dibattiti sul futuro dell’Europa si discute sempre meno se la sua esistenza abbia senso e assai di più sulla via migliore per avanzare. Su queste basi la nostra Unione può durare e prosperare”.

“La crisi dell’area dell’euro ha rivelato l’esistenza di molteplici circoli viziosi precedentemente non ben compresi, ad esempio quello fra debiti sovrani, banche e imprese. La crisi ha inoltre messo in discussione ciò che sapevamo su alcune relazioni di fondo nell’economia, come quella fra disoccupazione e inflazione” ha aggiunto Draghi ricevendo la laurea honoris causa in economia all’Università Cattolica di Milano. “La ricerca e l’analisi accurata dei dati dell’economia dell’eurozona, il lavoro degli economisti e degli statistici – ha detto – sono da decenni il pilastro su cui poggiano le valutazioni della Bce. In più occasioni queste attività hanno avuto un’importanza cruciale nel contestualizzare correttamente il problema e nel fornire le coordinate per una risposta efficace”. Un esempio in questo senso, ha sottolineato Draghi, “è l’inedito insieme di misure disegnato nel 2014-15, con l’introduzione di tassi di interesse negativi e l’acquisto di titoli pubblici, per scongiurare l’incipiente deriva verso la deflazione”. “Allora molti policy maker, me incluso – ha detto – si interrogavano su come queste misure potessero funzionare nell’area dell’euro. I tassi di interesse non erano mai stati sospinti nella zona negativa in una grande economia; non conoscevamo gli effetti degli acquisti di titoli pubblici in un’economia basata sulle banche come l’area dell’euro. Entravamo in terra incognita, dove per definizione gli effetti delle nostre azioni non potevano essere previsti con certezza”. “Le decisioni furono tuttavia guidate dai riscontri di cui disponevamo e da una valutazione complessiva dei rischi e delle opzioni utilizzabili per rispondervi – ha detto – L’evidenza era allora univoca: senza ricorrere a misure non convenzionali la Bce non sarebbe stata in grado di adempiere al suo mandato di tutelare la stabilità dei prezzi. Le analisi suggerivano che il limite effettivo dei tassi di interesse era inferiore a quanto precedentemente ritenuto e che gli acquisti di titoli pubblici potevano avere un impatto rilevante tramite le banche perchè ne avrebbero ridotto i costi di finanziamento e le avrebbero incentivate a far credito all’economia reale piuttosto che al settore pubblico”. Le più recenti stime lo hanno confermato. Esse mostrano che le misure introdotte hanno avuto un impatto sostanziale, contribuendo per 2,6 punti percentuali alla crescita del Pil nell’area dell’euro fra il 2015 e il 2018 e per 1,3 punti percentuali all’inflazione. Almeno un quinto dell’impatto complessivo sulla crescita nell’anno di picco, il 2017, è attribuibile ai tassi negativi, mentre gli acquisti di titoli contribuiscono per la maggior parte della quota restante. Anche il non agire rappresenta una decisione. Quando l’inazione compromette il mandato affidato al policy maker dai legislatori, decidere di non agire significa fallire”. ”Siamo sempre stati consapevoli della entità e dei limiti dei nostri obblighi legali. Per questo non ci hanno preoccupato i ricorsi contro alcune nostre decisioni presentati alla Corte di giustizia europea. Anzi, ne siamo stati lieti perchè cio’ ha consentito alla più alta autorità giuridica europea di confermare la piena legittimità delle nostre azioni e di chiarire quali ne fossero i limiti”. Così Draghi ha ricordato la legittimità delle azioni intraprese dall’Istituto centrale di Francoforte. “La Corte non soltanto affermò che gli acquisti di attività sono uno strumento legittimo di politica monetaria nell’area dell’euro – ha osservato Draghi – ma rilevò anche l’ampia discrezionalità della Bce nel ricorrere a tutti i suoi strumenti secondo necessità e in maniera proporzionata per conseguire il suo obiettivo. Ho descritto la nostra posizione con l’imperativo di ‘fare tutto ciò che dobbiamo entro il nostro mandato e per adempiere al nostro mandato’.

 

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