Borsa. Attacco al petrolio saudita frena l’Europa, A Milano ko Atlantia

PALAZZO MEZZANOTTEMilano, 16 settembre. L’attacco ai pozzi sauditi, che ha riacceso di colpo le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e fatto schizzare le quotazioni del petrolio di oltre il 12%, ha trascinato in rosso tutte le principali Borse europee. Ma il prezzo del greggio alle stelle ha moltiplicato gli acquisti sui titoli più legati al comparto petrolifero nel Vecchio Continente, contenendo il calo degli indici. Il dimezzamento della produzione dell’Arabia Saudita e i timori di una crisi nelle relazioni con l’Iran, indicato come legato agli attacchi, hanno, però, mandato in fibrillazione il mercato, tanto che si starebbe valutando un (ennesimo) posticipo dell’Ipo del colosso Aramco, mentre sul fronte Brexit si registra l’ennesimo stallo dopo un faccia a faccia tra Juncker e il premier Johnson.

A fine seduta, tra i listini peggiori c’è il Ftse Mib (-0,96%) che, oltre alla crisi dei pozzi petroliferi, ha sommato la nuova caduta di Atlantia (-7,8%) alle prese con il futuro dell’ad Castellucci, che potrebbe essere deciso già domani in un cda straordinario. Il “super petrolio” ha, invece, spinto l’industria legata al greggio: in testa Tenaris (+2,7%), Saipem (+2,8%) ed Eni (+1,9%). Acquisti moderati su Cnh (+0,25%) dopo la notizia che il fondo Elliott avrebbe messo assieme una quota sotto il 3%. Seduta in affanno per il settore dei bancari, da UniCredit (-1,7%) a Intesa Sanpaolo (-1,8%), dopo la corsa della scorsa settimana legate alle mosse espansive della Bce di Draghi. Debole Salvatore Ferragamo (-1,84%) con gli analisti che definiscono incerti i tempi per il rilancio del marchio. Fuori dal listino principale svetta Salini Impregilo (+3,1%) rinvigorita dalla maxi commessa in Texas, mentre il titolo Mediaset chiude sopra la soglia di recesso per progetto Mfe a quota 2,78 euro (2,77 euro è il limite fissato dal Biscione). Sul fronte dei cambi, l’euro è debole nei confronti del dollaro ed è scambiato a 1,099 (contro 1,107 nella chiusura di venerdì) in attesa della Fed che dovrebbe tagliare ulteriormente il costo del denaro Usa. La divisa unica vale 118,76 yen, mentre il dollaro-yen è a 107,96. Ma la crisi del Medio Oriente amplifica la corsa del petrolio: sul fine di seduta, il Wti di ottobre sale dell’11% a 61,2 dollari al barile, in scia con il Brent del Mare del Nord su novembre a 67,4 dollari (+12%).

 

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