BMO. Plastica, è tempo di agire. Articolo di Emma Lupton

La Borsa di Wall Street a New York

La Borsa di Wall Street a New York

Il 2018 è stato testimone di una crescente attenzione nei confronti della questione della plastica negli oceani, sospinta dal documentario rivelatore di Sir David Attenborough “Blue Planet II” e dalla consapevolezza che ogni anno oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani. Nel 2018 le giornate indette per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ambiente – la Giornata mondiale della Terra, la Giornata mondiale dell’Oceano, la Giornata mondiale dell’Ambiente, il Programma sull’Ambiente dell’ONU (UNEP) – sono state dedicate all’”emergenza plastica”, al fine di indurre l’opinione pubblica, i governi e le società ad intraprendere azioni concrete in merito. Sono stati fatti passi in avanti nelle politiche di implementazione, grazie all’impegno di tutti i 193 stati membri delle Nazioni Unite che hanno definito e attuato soluzioni domestiche per limitare l’uso della plastica. Ne sono un esempio: il G7 Ocean Plastics Charter (senza Stati Uniti e Giappone) e il voto da parte del Parlamento Europeo sul divieto di vari tipi di plastica monouso. Sebbene questi rappresentino alcuni segnali nella giusta direzione, la portata del problema è immensa e molto ancora deve essere fatto per poter raggiungere gli obiettivi prefissati.

Nel 2018 abbiamo dialogato attivamente con 27 aziende dei settori alimentare e di beni di prima necessità al dettaglio, tra cui The Coca-Cola Company e le sue controllate, Nestlé, Danone, Mondelēz, PepsiCo, Starbucks e YUM! Brands (licenziatario di KFC, Pizza Hut e Taco Bell). Tutte le aziende con le quali abbiamo avviato un dialogo costruttivo hanno collocato il problema “plastica” tra le proprie priorità e molte hanno stabilito dei piani specifici per ridurne gli effetti. Sempre più aziende si impegnano a sostenere iniziative a livello mondiale, come New Plastics Economy Global Commitment della Ellen MacArthur Foundation, tra i cui sostenitori troviamo il WWF, il World Economic Forum e il Consumer Goods Forum (Forum del settore dei beni di consumo). Il nostro lavoro con le aziende è in linea con tali iniziative e prevede che, a loro volta, le società riducano la quantità di plastica monouso inutile, migliorino la riciclabilità della plastica, ridisegnino in modo innovativo gli imballaggi, applichino modelli economici circolari e migliorino le infrastrutture di riciclaggio. Il nostro impegno con le aziende pone altresì in evidenza le opportunità che scaturiscono da tale emergenza come per esempio la nascita di nuovi materiali alternativi e di nuove tecnologie innovative di imballaggio.

L’atteggiamento del consumatore nei confronti della plastica è cambiato rapidamente e ciò può rappresentare anche un’importante opportunità commerciale per i produttori di soluzioni alternative e per i fornitori di infrastrutture. In futuro, non solo continueremo a lavorare nei settori connessi all’emergenza plastica, ma coinvolgeremo anche le aziende dei segmenti della pulizia domestica e dell’igiene personale, nonché le società ad esse collegate. Auspichiamo di vedere dei segnali concreti dove non ve ne sono ancora: per questo cercheremo anche di far adottare delle misure provvisorie, più facilmente e rapidamente implementabili, per beneficiare dell’interesse mediatico di cui ultimamente è stata oggetto la questione, mantenendo sempre alta la nostra attenzione sui risultati concretamente raggiunti.

Un esempio concreto è FEMSA, il maggiore imbottigliatore mondiale di bevande Coca-Cola, in termini di volume, in America Latina e nelle Filippine. Il Messico, il suo mercato principale, è uno dei primi consumatori mondiali di bibite analcoliche pro capite, con tassi di obesità e diabete tra i più alti.

Dal 2014 lavoriamo al fianco dell’azienda per favorire un approccio strategico per gestire rischi e opportunità derivanti dalle questioni di salute pubblica e negli ultimi anni abbiamo potuto osservare che la dirigenza ha adottato misure importanti – come la diversificazione del portafoglio – ha investito nella riformulazione dei prodotti e, soprattutto, ha ridotto i prezzi delle bevande con meno zuccheri. Accogliamo con favore la risposta positiva nei confronti dell’impegno profuso sinora insieme alle aziende e ci aspettiamo che, in futuro, FEMSA continui ad affrontare le questioni nutrizionali in modo strategico. Nonostante le abitudini legate al consumo di bevande analcoliche in Messico non siano ancora cambiate radicalmente, le politiche di salute pubblica più severe e le preferenze dei consumatori in continua evoluzione potrebbero comportare ulteriori rischi per l’industria delle bevande.

Emma Lupton, Analyst del Team GSI di BMO Global Asset Management

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