Capital Group. I dazi di Trump sono un’opportunità per Pechino. Commento di Steve Watson

Steve Watson

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Il mercato azionario è calato bruscamente negli ultimi giorni, con l’annuncio da parte degli Stati Uniti di nuovi dazi contro la Cina, che di conseguenza ha risposto con un deprezzamento della propria valuta rispetto al dollaro. L’escalation delle tensioni commerciali tra i due colossi ha sollevato ancora una volta quesiti su come e quando il conflitto sarà risolto. Fino a qualche settimana fa sembrava che i negoziati commerciali procedessero positivamente. I mercati stavano ritoccando nuovi massimi storici e tutti si aspettavano semplicemente l’annuncio di un accordo. Ora, tutto quest’ottimismo è svanito? Simili trattative non sono mai state un processo facile. Negoziare con la Cina implica da sempre un lungo, difficile e complesso percorso. Ed è appunto con questo che ci stiamo misurando. Ma siamo fondamentalmente convinti che i due Paesi abbiano bisogno l’uno dell’altro. Sul piano del commercio internazionale sono inscindibili. È nell’interesse di tutti risolvere la disputa e tornare a fare affari. Quindi crediamo che si avrà un accordo – o una serie di intese. Per quanto riguarda le tempistiche è difficile definire un pronostico, ma certamente si arriverà a questo traguardo in quanto i due Paesi hanno entrambi molto da guadagnare.

Dunque, non abbiamo alcune riserve sull’investimento in società cinesi. Molte delle più grandi e più note sono quotate in borsa – giganti di Internet come Alibaba, Baidu, Tencent e Ctrip, per esempio – e non sono esposte in modo significativo a perturbazioni del commercio internazionale. Sono essenzialmente orientate al mercato interno. I loro corsi azionari possono essere influenzati dal sentiment negativo degli investitori in Cina, ma non riteniamo che questo fattore possa in qualche modo comprometterne gli utili in questa fase.

E’ complesso stimare il possibile impatto dei dazi esistenti e proposti sulle merci statunitensi e cinesi non essendo a conoscenza della loro durata. Se rimarranno in vigore per un certo periodo di tempo, allora gli effetti si faranno sentire in generale su produttori, distributori, retailer e, infine, i consumatori. Dal punto di vista degli Stati Uniti, può essere difficile trovare sostituti per determinati prodotti “Made in China”. Sarà difficile entrare in un Walmart e cercare di comprare giocattoli che non siano stati prodotti in Cina. Molti vireranno verso Lego, oggigiorno l’unico esponente del settore che non si appoggia alla produzione in Cina.

Per Pechino, l’impatto sarà significativo ma meno intenso di quanto sarebbe stato in passato. Una parte significativa dell’economia è ora basata sul consumo personale. Rispetto a prima, è molto più orientata ai servizi. Nonostante non ci sia alcun dubbio che i dazi abbiano danneggiato il manifatturiero locale, la crescita economica complessiva del Paese probabilmente non verrà ostacolata tanto quanto lo sarebbe stata anche solo cinque anni fa.

Se l’impasse continua, la Federal Reserve o le banche centrali di tutto il mondo prenderanno in considerazione l’opzione di un taglio dei tassi di interesse, e lo stiamo vedendo. La prima reazione all’escalation delle tensioni commerciali viene sempre dai mercati azionari. L’azionario cinese sarà colpito più duramente, poi sarà la volta dei mercati emergenti – in particolare Paesi come il Brasile, che fornisce le materie prime di cui la Cina ha bisogno per alimentare la propria economia – e poi il resto del mondo, compresi i mercati statunitensi.

Ad ogni modo, i cinesi saranno rapidi nel rispondere. Infatti, hanno molte leve da tirare, tra cui nuove misure di stimolo, la svalutazione della moneta, il taglio delle tasse, incrementare il finanziamento di progetti infrastrutturali e permettere alla disponibilità di credito di crescere a un ritmo più sostenuto. Se Pechino inizierà a nutrire timori circa la crescita economica, probabilmente prenderà alcune, se non tutte, queste misure.

Facendo un passo indietro e guardando al quadro generale, le questioni sollevate in questa disputa commerciale non sono necessariamente negative per la Cina. E’ stato un processo difficile, naturalmente, ma negli anni a venire l’economia cinese potrebbe trarre grande beneficio dal genere di riforme proposte dagli Stati Uniti. In futuro, il tema della tutela dei diritti sulla proprietà intellettuale, per esempio, potrebbe avere risvolti molto positivi per le imprese cinesi visto che stanno sviluppando sempre di più materiale proprietario di livello.

Steve Watson, Equity Portfolio Manager di Capital Group

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