Unigestion. La Bce torna sui suoi passi, e l’eurozona resta uno dei mercati sotto stress

La sede della Bce a Francoforte sul Meno

La sede della Bce a Francoforte sul Meno

Il meeting odierno della Bce era al centro dell’attenzione del mercato questa settimana e per una buona ragione: le banche centrali costituiscono attualmente il principale fattore guida. In vista della riunione, il mercato attendeva ulteriori politiche accomodanti – e alcuni un potenziale taglio. La Bce ha lasciato i tassi invariati, ma ha aperto la strada ad un ulteriore allentamento con nuovi paragrafi nella dichiarazione che mostrano una forte determinazione ad agire: verranno esaminate le opzioni a disposizione per l’acquisto di potenziali asset e di tiering. Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali o inferiori almeno fino alla prima metà del 2020. Durante la conferenza stampa, il Presidente della Bce Mario Draghi ha ribadito che l’istituzione è ancora impegnata a fare tutto ciò che si renda necessario. Ha aggiunto che le pressioni inflazionistiche rimangono contenute e che le aspettative sono calate, il che giustifica ampiamente politiche accomodanti. Secondo Draghi, le questioni geopolitiche e il protezionismo, oltre ad attenuare la crescita globale, sono anche responsabili dell’indebolimento del sentiment. Infine ha sottolineato che oggi non si è discusso di taglio dei tassi e che qualsiasi ulteriore riduzione sarà accompagnata da misure in grado di mitigarne gli effetti.

Dopo l’annuncio di tassi invariati, la reazione iniziale ha visto un rally rapido e di breve durata dell’euro. La dichiarazione in chiave accomodante è arrivata comunque sufficientemente in fretta da consentire all’euro di recuperare, raggiungendo nuovi minimi intraday a 1,11. L’Euro Stoxx si è alzato sopra 3.550, mentre i tassi europei si sono mossi verso il basso con il rendimento del Bund che è sceso ai nuovi minimi storici.

Nel corso della conferenza stampa, i movimenti di mercato si sono consolidati ancora prima che Draghi confermasse che qualsiasi taglio dei tassi sarebbe stato accompagnato da misure di mitigazione. Tuttavia, i movimenti iniziali sono stati invertiti a seguito dei successivi commenti del Governatore in merito all’assenza di tagli dei tassi e alle misure di mitigazione. Da qualche tempo commentiamo l’inversione ad U delle banche centrali che ha avuto luogo a livello globale dalla fine dell’anno scorso. Esistono ancora alcune eccezioni, ma rimangono una minoranza (ad es. Norges Bank).

I nostri investimenti si basano su tre temi: macro, sentiment e valutazione. La decelerazione a livello macro, osservata alla fine dell’anno scorso, sembra essersi stabilizzata. Senza macro shock (recessioni) all’orizzonte, il sentiment smorzato dal rischio geopolitico e le valutazioni che dipingono un quadro variopinto, le banche centrali sono state uno dei principali driver del mercato, nonostante una certa dispersione. Ciò ha mantenuto bassa la volatilità, portando alcuni indici dei mercati azionari ai massimi storici e abbassando i rendimenti obbligazionari, alcuni dei quali ai minimi storici. La svolta accomodante della Bce non è stata sorprendente. L’eurozona rimane uno dei punti deboli nei mercati del mondo sviluppato. Ciò è stato indicato per la prima volta dal nostro Growth Nowcaster sul finire del 2018 e continua oggi ad essere debole. Senza pressioni inflazionistiche e una crescita intorno o al di sotto del potenziale, le banche centrali possono concentrarsi sul sostegno ad un’ulteriore espansione economica attraverso tagli dei tassi ed espansione di bilancio. È probabile che tale azione continuerà a sostenere i mercati, in quanto ridurrà il rischio di recessione mantenendo al contempo bassa la volatilità. Rimaniamo long sugli asset orientati alla crescita, ma con coperture e privilegiamo strategie di carry nel credito e nel FX.

 

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