Dorval. Incertezze politiche e incertezze cicliche: dubbi sul soft landing

euro-banconote-e-banconote-del-dollaro-49666075Dall’autunno 2017, Dorval AM ritiene che il contesto economico e di mercato sia quello tipico della fine del ciclo. Il quadro è caratterizzato da una prosecuzione della crescita mondiale, ma con un progressivo aumento delle probabilità di inversione del ciclo, o persino di recessione in alcuni paesi. Dal momento che la fase avanzata del ciclo restringe l’orizzonte, da circa due anni Dorval AM ha rivisto al ribasso il tasso di esposizione alle azioni dei suoi fondi flessibili. Continuiamo ad applicare questa politica prudente, ma potrebbero presentarsi alcune opportunità.

A priori, l’assenza di una crisi finanziaria e la notevole debolezza dell’inflazione depongono a favore di uno scenario di soft landing dell’economia mondiale nel 2019. Tuttavia, tale scenario è sottoposto a uno “stress test” significativo. Al venir meno degli stimoli fiscali negli Stati Uniti si aggiungono una crisi passeggera nei settori chiave dell’auto e dei semiconduttori e soprattutto una quasi recessione del commercio internazionale. Quest’ultima si deve principalmente dalla politica destabilizzante del governo USA. In Germania il calo delle esportazioni e la crisi del settore automobilistico hanno già notevolmente frenato la crescita del PIL. Secondo alcuni studi, negli USA gli aumenti dei dazi doganali decretati dal Presidente Trump sarebbero già costati alla famiglia media gran parte dei vantaggi ottenuti con gli sgravi fiscali del 2017. Infine, la curva dei rendimenti ha subito una lieve inversione che potrebbe indicare un’imminente recessione. Si pone dunque la questione della fine del ciclo di crescita statunitense più lungo della storia.

Questo scenario potrà concretizzarsi soprattutto se Trump deciderà di ampliare ulteriormente il raggio d’azione dei dazi doganali, ma non vi è ancora alcuna certezza. Infatti: com’è accaduto con il Messico, il Presidente USA può sempre decidere di non tassare le importazioni cinesi ancora esenti da dazi (merci per circa 300 miliardi di dollari, tra cui numerosi prodotti di consumo). Trump ha bisogno di un’economia forte per essere rieletto, impresa non facile dal momento che non gode di sufficiente popolarità. Inoltre, la politica di aumento dei dazi non suscita alcun entusiasmo negli Stati Uniti. Le famiglie statunitensi iniziano a vederla come un fattore di rischio e sempre più imprese la criticano.

Nei paesi sviluppati, la quasi recessione industriale e commerciale non ha (ancora) intaccato il resto dell’economia. I consumi sono sostenuti dall’incremento del potere d’acquisto, dalla crescita salariale e dal prezzo del petrolio inferiore del 15% alla media del 2018. In Europa, e in particolare in Francia, si osserva inoltre un moderato allentamento della politica di bilancio. Tra l’altro, i settori più orientati all’economia interna, come l’edilizia e i servizi legati al comparto immobiliare, continuano a beneficiare di condizioni finanziarie molto favorevoli, come la potente TLTRO della Banca Centrale Europea. Insieme alla netta flessione dei tassi a lungo termine e al cambio di rotta delle politiche monetarie, questi elementi creano solide barriere contro le forze recessive. Di conseguenza persino in Italia, costante preoccupazione dei commentatori, la reflazione interna prosegue indisturbata, come testimonia il clima assai positivo nel settore edile. Politiche economiche più flessibili ed efficaci favoriscono quindi la buona tenuta delle economie sviluppate.

Infine, in Cina e in altri paesi emergenti sono state varate misure di stabilizzazione della crescita. Le autorità cinesi dovrebbero riuscire a conseguire l’obiettivo di una crescita annua almeno pari al 6% grazie a graduali stimoli monetari e fiscali. Inoltre, l’inversione del ciclo dei tassi statunitensi a breve termine permette a paesi come India, Russia e Indonesia di tornare a tagliare i tassi d’interesse dopo i rialzi del 2018.

Dalla fine del 2017 la fase avanzata del ciclo ha causato un notevole deterioramento del profilo di rischio/rendimento sui mercati azionari. I principali indici di borsa sono sullo stesso livello di 18 mesi fa, ma gli episodi di correzione sono stati frequenti e talvolta violenti. Numerosi investitori si sono quindi trincerati dietro un pessimismo che potrebbe rivelarsi eccessivo (o prematuro) se l’economia mondiale dovesse evidenziare una buona tenuta. La situazione attuale è quindi molto diversa da quella di inizio 2018, caratterizzata da una pericolosa euforia. Il sostegno delle banche centrali, l’aumento dei premi per il rischio e il crollo dei tassi a lungo termine hanno comunque finito per stabilizzare il mercato. Sono quindi emerse delle opportunità, soprattutto in alcune small e mid cap europee. Dorval AM continuerà a ricercare opportunità nelle aree della digitalizzazione dell’economia e della transizione energetica, nonché nell’ambito dei consumi, sostenuti dall’incremento del potere d’acquisto. Nei suoi fondi internazionali più difensivi, Dorval AM privilegia un approccio di diversificazione geografica e settoriale attualmente incentrato su panieri di società che evidenziano una crescita stabile. Dorval sfrutta inoltre la ripresa della reflazione monetaria europea investendo in obbligazioni dell’Europa meridionale, soprattutto italiane.

 

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