Capital Group. Il dietrofront della Fed e le prospettive per l’obbligazionario USA. Commento di Mike Gitlin e Pramod Atluri e Ritchie Tuazon

Il Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump ed il Presidente della Federal Reserve, Yai Powell

Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump ed il Presidente della Federal Reserve, Yai Powell

Ricordate quando i mercati azionari erano in caduta libera e la Federal Reserve alzava impavidamente i tassi ogni tre mesi? Succedeva appena sei mesi fa. Molto è cambiato in così poco tempo. Le tensioni commerciali si sono inasprite, i rischi geopolitici sono aumentati e un numero crescente di segnali indica che l’economia globale potrebbe perdere slancio. La Fed ha risposto con un drastico dietrofront del suo orientamento monetario, portando a un brusco rialzo dei tassi d’interesse. Il rendimento del Treasury decennale di riferimento ha perso 72 punti base dal picco del 2,79% di gennaio, portandosi al minimo del 2,07% a inizio giugno. I mercati ritengono ora imminenti degli interventi al ribasso sui tassi. Benché le dispute commerciali abbiano catalizzato l’attenzione, i dati economici hanno segnato un indebolimento negli Stati Uniti, in Europa e in Cina. La produzione industriale cinese è calata, scendendo sul livello più basso degli ultimi 17 anni a inizio 2019.

Appena un anno fa, la Fed sembrava pronta a innalzare il tasso sui Fed Fund ben oltre la soglia del 3%. Ma l’aumento esponenziale della volatilità azionaria di fine 2018 ha fatto cambiare velocemente idea ai funzionari della banca centrale. Il mercato ritiene che il tasso del 2,5% fissato l’anno scorso rappresenti il picco dell’attuale ciclo. E noi? Non è passato molto tempo da quando la Fed parlava di tre-quattro rialzi dei tassi nel 2019, e ora il mercato ingloba nei prezzi due tagli quest’anno e due il prossimo. L’orientamento accomodante dalla Fed ha innescato un rally generalizzato nei mercati azionari e creditizi. Le banche centrali sembrano intenzionate a contrastare più strenuamente il prossimo rallentamento, piuttosto che limitarsi ad accettare l’inevitabile.

Il presidente della Fed Jerome Powell lo ha fatto capire molto chiaramente a inizio mese, segnalando che la Fed è pronta ad abbassare i tassi in caso di deterioramento degli indicatori economici a causa di fattori come gli attriti commerciali. “Stiamo attentamente monitorando le implicazioni di tali sviluppi per le prospettive economiche degli Stati Uniti e, come sempre, faremo quanto necessario per sostenere l’espansione”, ha dichiarato. Il mercato sembra credergli: dopo i commenti di Powell, il rendimento del Treasury decennale è sceso sul minimo ventennale.

Una delle massime preoccupazioni degli investitori è la curva dei rendimenti. Quando il differenziale tra i Treasury a 2 e 10 anni diventa negativo (“curva invertita”) spesso si è in presenza di tensioni economiche o di una vera e propria recessione. La curva non ha ancora raggiunto il punto d’inversione, ma vi si sta avvicinando.

Con la Fed più disposta a tagliare i tassi d’interesse e la possibilità che i dazi facciano salire l’inflazione, posizionare i portafogli in vista di una curva dei rendimenti più ripida ha assolutamente senso.

Un fattore catalizzatore potrebbe provenire dal mercato delle obbligazioni societarie. Gli investitori hanno temuto un aumento dei tassi d’interesse per gran parte degli ultimi anni. Ma il ciclo ha invertito rotta. In questa fase, l’esposizione ai tassi d’interesse può addirittura ridurre la volatilità e preservare il valore del portafoglio complessivo di un investitore. Gli investitori farebbero meglio a concentrare la loro attenzione sul rischio di credito.

Negli ultimi 10 anni, le società si sono indebitate per effettuare grandi acquisizioni, ricomprare azioni proprie, aumentare i dividendi e investire nelle loro attività. Tuttavia, quando il mercato creditizio inverte rotta e la fase conclusiva del ciclo si trasforma in una recessione, alcune di queste società scoprono che i loro flussi reddituali non riescono a coprire tutto il debito che hanno emesso. Gli investitori che si sono concentrati sul rischio di tasso d’interesse e si sono orientati sui fondi obbligazionari a maggior rendimento potrebbero scoprire che i loro portafogli hanno ampie esposizioni a molte di queste società.

Inoltre, andiamo incontro a un contesto molto incerto. Non sappiamo con sicurezza come sarà l’anno prossimo né quello successivo. Viste le incognite sul fronte commerciale e normativo, ci saranno vincitori e vinti. E, considerando le elevate valutazioni odierne, gli investitori non vengono remunerati a sufficienza per i rischi che si stanno assumendo in molti segmenti del mercato creditizio.

Mike Gitlin,Responsabile del Reddito fisso di Capital Group, e di Pramod Atluri e Ritchie Tuazon, portfolio manager di Capital Group

 

 

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