UBP. Guerra commerciale, alla spallata di Trump seguiranno nuovi stimoli cinesi? Commento di Anthony Chan

MERCATI FINANZIARIIl presidente Donald Trump ha aumentato la pressione sulla Cina per raggiungere un accordo commerciale minacciando un possibile aumento delle tariffe al 25% (dal 10%) su 200 miliardi di dollari di esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti entro questo venerdì (10 maggio). Inoltre, Trump potrebbe anche prendere in considerazione l’estensione di nuovi dazi del 25% su altri 325 miliardi di dollari di prodotti cinesi.  Si tratta di un cambiamento improvviso, dato che i rapporti dei media di entrambe le parti fino alla fine della scorsa settimana suggerivano che i negoziati commerciali stessero progredendo e l’accordo era ormai vicino.  Tutte i segnali suggeriscono che il 90-95% delle questioni commerciali sono state risolte, mentre resta da districare il problema relativo a come questi provvedimenti saranno applicati. Inoltre, è ancora in fase di negoziazione la quantità di tariffe da ridurre e mantenere per garantire che la Cina si impegni a rispettare l’accordo in futuro.

Le tattiche basate su minacce utilizzate da Trump potrebbero però non funzionare con la Cina. Questo perché stringere all’angolo Pechino per strappare un accordo nelle ore finali del negoziato è una mossa pericolosa che potrebbe far arretrare l’intera negoziazione commerciale, in particolare in questo momento in cui la Cina sembra aver raggiunto una certa stabilizzazione della crescita, in contrasto con la forte recessione economica affrontata quando le tariffe americane sono state imposte per la prima volta nell’estate del 2018.  La buona notizia, però, è che la Cina ha annunciato ufficialmente che il viaggio della sua delegazione di circa 100 funzionari, previsto per domani, resta in programma. C’è quindi ancora una buona possibilità di ulteriori negoziati per evitare ulteriori imposizioni tariffarie entro venerdì, cosa che sarebbe stata ben difficile nel caso di un annullamento del viaggio.

La Cina ha annunciato il tanto atteso taglio ai reserve requirement ratio (RRR) per le banche rurali e per i piccoli istituti: una risposta chiara da Pechino per contrastare le notizie negative sul fronte commerciale. Effettivamente, il nuovo obiettivo di taglio dell’RRR sarà in media di circa 20-30 punti base ad un livello inferiore all’8%. Ciò suggerisce che la politica monetaria rimarrà probabilmente espansionistica qualora la pressione esterna del commercio dovesse riemergere come principale freno all’economia. Nel caso di sviluppi molto negativi sul fronte delle negoziazioni commerciali, sospettiamo che il mercato tornerebbe alla situazione del secondo semestre del 2018, con gli investitori che si aspetteranno la politica di allentamento cinese per valutare le prospettive economiche e degli utili. A questo proposito, pensiamo che la Cina abbia ancora spazio d’azione per prolungare gli stimoli monetari e fiscali nel secondo semestre di quest’anno. È probabile che il renminbi abbia un maggiore rischio di ribasso a breve termine con il venir meno del supporto alla valuta offerto fino ad ora dalle negoziazioni commerciali.

 

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