Amundi. E il naufragar m’è dolce in questo mare. Articolo di Giordano Beani

Wall Street a New York

Wall Street a New York

I mercati azionari appaiono come il Poeta di Recanati intenti ad allungare lo sguardo oltre la siepe del rallentamento economico in corso verso l’ultimo orizzonte rappresentato dalle speranze di ripresa del ciclo nella seconda parte dell’anno, sospinti ancora una volta dalle Banche Centrali trasformatesi in colombe di pace. È bastato poco per ridare settimana scorsa nuova linfa al movimento di rialzo in corso da inizio anno. La pubblicazione durante il week end precedente degli indici PMI manifatturieri in Cina per il mese di marzo, che inaspettatamente sono risaliti sopra quota 50 (50,5), cifra che demarca la linea tra la contrazione e l’espansione, unitamente alla pubblicazione lunedì 1 aprile dell’indice manifatturiero ISM per il mese di marzo negli Stati Uniti, superiore alle attese (55,3% rispetto a 54,6% atteso), ha ridato fiducia ai mercati in avvio di settimana. Sul finire della stessa poi, le buone notizie provenienti da Washington in merito ai progressi nelle negoziazioni tra Stati Uniti e Cina, che potrebbero condurre ad un accordo entro quattro settimane, insieme ai positivi dati sull’occupazione statunitense con la creazione di 196.000 nuovi posti di lavoro in marzo rispetto ai 180.000 attesi dal consenso, un tasso di disoccupazione stabile al 3,8% e soprattutto salari medi orari in crescita di solo il 3,2% anno su anno, rispetto al +3,4% atteso, ha consentito ai mercati azionari di chiudere un’altra settimana in cospicuo rialzo.

Gli Stati Uniti hanno mostrato un progresso del 2% dell’Indice S&P 500, che si avvicina a quota 2.900 (2.892,74), con ancora il settore tecnologico a guidare il rialzo (Nasdaq +2,7%), questa volta insieme ai finanziari, che hanno beneficiato del rientro dell’inversione della curva dei rendimenti sulle scadenze decennali.

Molto bene anche l’Area Euro, aiutata, oltre a quanto detto in precedenza, dalla revisione al rialzo dell’Indice Markit PMI dei servizi per il mese di marzo (da 52,7 a 53,3) e dalle vendite al dettaglio di febbraio in rialzo del +2,8% su base annua rispetto al +2,3% atteso, con l’Indice Eurostoxx 50 in rialzo del 2,86%, spinto da finanziari e ciclici. Sale anche Londra, +2,3%, nonostante la persistente incertezza in riferimento a Brexit. Theresa May ha chiesto all’Unione Europea un’ulteriore estensione della data di uscita al 30 giugno dal 12 aprile. Le Autorità europee stanno esaminando la richiesta, ma permangono forti dubbi in merito alla partecipazione o meno del Regno Unito alle elezioni europee del 23 maggio e al tipo di accordo che il Parlamento britannico sarebbe disposto a votare. Concludono il quadro il Giappone con un’ascesa del 2,84% dell’Indice Nikkei 225 ed I Paesi Emergenti in rialzo del +2,55%, ancora una volta trainati da un impetuoso mercato cinese (+4,9% dell’Indice CSI 300).

Sul fronte dei mercati obbligazionari, il clima maggiormente positivo emerso con la pubblicazione dei dati macro economici ha condotto ad un rialzo generalizzato dei rendimenti a lunga scadenza. Come accennato, la curva dei rendimenti USA ha visto il decennale riportarsi al di sopra dei rendimenti a brevissima scadenza, con il rendimento sul Treasury a 10 anni che è risalito di 9 punti base a 2,5% e tassi a 1-6 mesi al 2,44%.

Anche in Area Euro si è assistito alla risalita in territorio leggerissimamente positivo del Bund tedesco decennale da rendimenti negativi del -0,07%. Il differenziale del BTP decennale nei confronti dell’omologo tedesco si è ridotto di 9 punti base a 247 punti.

Quanto alle divise, il dollaro si è mantenuto sostenuto nei confronti dell’Euro poco sopra 1,12. Infine, per le commodity principali il prezzo del petrolio chiude a 70 dollari al barile (Brent) in rialzo del 4,1%, mentre l’oro resta stabile poco sotto i 1.300 dollari l’oncia (1.291,8).

In conclusione, prosegue la positiva predisposizione dei mercati azionari, che in questa fase premiano ogni dato positivo e trascurano le incertezze ancora presenti sia sul fronte macroeconomico sia sotto il profilo geo-politico internazionale. E noi seduti sull’ermo colle, pur consapevoli che il rialzo non potrà essere “infinito”, condividiamo però la sensazione di serenità del Leopardi: “E il naufragar m’è dolce in questo mare”.

AZIONI

Il secondo trimestre è iniziato in maniera positiva per i mercati azionari che scommettono su un esito favorevole per l’accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti e che hanno accolto con favore il miglioramento del PMI cinese. I mercati emergenti e della zona Euro sono quelli che hanno messo a segno la miglior performance, mentre il Regno Unito, per via dell’incertezza sulla Brexit, e gli Stati Uniti hanno sottoperformato.

Questa evoluzione premia la nostra visione positiva dei mercati emergenti sui quali rimaniamo ottimisti. In termini di stile, conserviamo un’opinione diversificata, piuttosto difensiva in linea con la maturità del ciclo (qualità, dividendi sostenibili e minimo di volatilità) e preferiamo cogliere le opportunità più cicliche a livello settoriale (settore automobilistico e del lusso) o effettuare uno stock picking.

OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE

Questa settimana i rendimenti dei titoli di Stato si sono stabilizzati dopo il forte calo registrato da inizio anno. I rendimenti dei Bund decennali dopo essere scesi in territorio negativo per la prima volta dal 2016, hanno recuperato lo zero, mentre quelli dei Treasury US decennali hanno chiuso la settimana attorno al 2,5%.

Le principali banche centrali hanno adottato un orientamento più accomodante per via dei timori riguardanti la solidità della crescita. Una stabilizzazione dell’economia mondiale consentirebbe un rialzo (limitato) dei tassi.

OBBLIGAZIONI CORPORATE

Gli spread delle obbligazioni societarie si sono ristretti nel corso della settimana sia in Europa, sia negli USA. Il credito europeo ha tendenzialmente sovraperformato perché ha beneficiato della caccia più intensa al rendimento e del rally dei mercati azionari, e ancora una volta sono state le obbligazioni societarie di grado speculativo a mettere a segno la performance più brillante.

Gli indicatori anticipatori pubblicati i giorni scorsi in Cina, negli Stati Uniti e in Europa sono stati ampiamente favorevoli al credito, e ciò rafforza la previsione di una probabile stabilizzazione del quadro macroeconomico nel secondo semestre dell’anno. Al contempo, la politica monetaria rimane accomodante, sostenendo a sua volta la domanda di spread, soprattutto in Europa.

Giordano Beani, head of Multi-Asset Fund Solutions Italy di Amundi SGR

 

 

 

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