Alliance Bernstein. Domani il Capodanno cinese darà ufficialmente il via all’anno del Maiale

Xi Jinping, Presidente della Repubblica popolare cinese

Xi Jinping, Presidente della Repubblica popolare cinese

Il 2018 è stato un anno importante per l’azionario cinese, che ha visto il tanto atteso inserimento di parte delle A-share cinesi all’interno dell’indice MSCI Emerging Markets. Perché ciò avvenisse le autorità del Paese hanno dovuto necessariamente dare il via a una fase di transizione per la piazza asiatica, ossia a un percorso che porterà il mercato cinese a raggiungere la sua maturità in tempi brevi. Secondo John Lin, gestore China Equities, e Stuart Rae, CIO Asia-Pacific Value Equities di AllianceBernstein, le dinamiche che fino ad ora hanno posto un freno alla propensione di guardare con profondo interesse ai titoli cinesi continuano a innervosire gli investitori globali. In molti infatti preferiscono azionari maturi, dove possono scegliere in maniera relativamente semplice e informata, dove il governo supervisiona senza interferire e dove le società rendono pubblici bilanci, operazioni e rischi.

Oggi il mercato delle A-share cinesi, che include azioni che scambiano sul mercato mainland, appare invece molto simile a quella che era la piazza americana intorno al 1965: è regolato in maniera non uniforme, contrassegnato da società quotate con una governance disomogenea e dominato da investitori retail, la cui tendenza a comprare a prezzi elevati e vendere durante i ribassi può esacerbarne la volatilità.

Ma questo mercato non è più il “Selvaggio Est”. E’, al contrario, un mercato maturo che permette agli investitori di avere accesso alla Piazza in più rapida crescita e a società che stanno trainando l’industria tecnologica. L’inclusione delle A-shares all’interno dell’indice MSCI EM è stata infatti resa possibile da molteplici iniziative messe in atto dalle autorità cinesi.

Nel 2014 c’è stato il lancio lo Stock Connect, permettendo così agli investitori stranieri di comprare azioni scambiate nella mainland da Hong Kong senza una licenza o una quota, e hanno ampliato un’altra via di accesso raddoppiando la quota di investimenti da capitali esteri nei mercati cinesi attraverso il programma Qualified  Foreign Institutional Investor (QFII). E’ stata inoltre aumentata la lbertà ed efficienza degli scambi, come testimonia il limite al periodo di sospensione dagli scambi introdotto nel 2016 e la volontà dell’autorità di ridurlo ulteriormente.

E’ diminuita inoltre l’ingerenza delle autorità a supporto dell’azionario domestico e sono state introdotte varie iniziative per contrastare corruzione e comportamenti negativi delle società anche in ambito ESG. Ciò include, ad esempio, punizioni per quelle società che inquinano l’aria e l’acqua della nazione, come la chiusura degli stabilimenti a tempo indefinito o addirittura il carcere per i dirigenti.

Per gli esperti, non è solo il fatto che la Cina è troppo grande da ignorare. Il punto è che gli investitori non possono trovare questo tipo di potenziale da nessun’altra parte.

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