Raiffeisen Capital Management. Da Pechino messaggi chiari a Taiwan e agli USA. In India buoni dati congiunturali, disavanzo di bilancio molto più alto del previsto

Narendra Modi, Primo ministro dell'India

Narendra Modi, Primo ministro dell’India

A fine anno c’è da segnalare poco di veramente nuovo dalla Cina. Prosegue il calo degli indicatori di crescita, di quelli anticipatori e di sentiment, così come le contromisure finora molto moderate della banca centrale e della politica fiscale. Nel mercato immobiliare si stanno rafforzando i segnali di debolezza, il che non promette bene soprattutto per la situazione finanziaria delle amministrazioni regionali. I contratti di locazione di terreni a lungo termine per i progetti edili sono una delle loro più importanti fonti di reddito e qui i numeri indicano forti flessioni. Ad ogni modo, nei prossimi mesi potrebbe esserci di nuovo una leggera ripresa congiunturale, e dal punto di vista cinese si può sicuramente affermare che finora non c’è stata nessuna significativa fuga di capitali, come nel 2015/2016, nonostante i molti segnali analoghi nell’economia.

Anche sul fronte commerciale ci sono poche vere novità. Come segnale sia verso l’interno che verso l’esterno, recentemente Pechino ha però verbalmente mostrato i muscoli, con alcune chiare sfide, anche di tipo militare, agli USA e Taiwan. I mercati azionari cinesi a dicembre sono stati tra i più deboli dei paesi emergenti. Le azioni H a Hong Kong hanno ceduto poco meno del 5%, annullando così la ripresa di novembre. Le azioni della Cina continentale (azioni A) a Shanghai hanno perso poco meno del 4%.

India. La produzione industriale e gli indici dei direttori d’acquisto segnalano una nuova accelerazione della crescita nel quarto trimestre. Grazie al forte calo dei prezzi del petrolio, il tasso di inflazione è stato ancora una volta ben al di sotto delle aspettative di mercato. Di conseguenza, la banca centrale ha mantenuto invariati i tassi guida e ha rivisto nettamente al ribasso le sue previsioni sull’inflazione. Alla luce di ciò, le dimissioni a sorpresa del governatore della banca centrale Urjit Patel hanno mosso i mercati solo per breve tempo e nel complesso relativamente poco. Lo stesso vale per la sconfitta elettorale del Bjp del Premier Modi in tre Stati dell’Unione nel cuore dell’India settentrionale. Nel frattempo, il disavanzo pubblico aveva già raggiunto entro la fine di novembre, dunque ben prima della fine dell’anno fiscale a marzo, il valore previsto per l’intero anno. Il governo centrale si indebiterà quindi di nuovo molto di più rispetto a quanto inizialmente previsto. Il mercato azionario indiano è stato ancora una volta tra i più forti all’interno dell’universo dei paesi emergenti. In media, i prezzi delle azioni sono diminuiti solo dello 0,3% circa a dicembre.

 

 

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