Schroders. Brexit: caos e incertezza, no deal e recessione ora più probabili

Il Parlamento inglese

Il Parlamento inglese

Come ampiamente previsto, il Parlamento ha votato contro la ratifica dell’Accordo di Recesso del Regno Unito dall’Unione Europea. L’opposizione all’accordo è stata schiacciante, con 432 parlamentari contrari, rispetto a 202 a favore. Da notare il fatto che 118 parlamentari conservatori hanno votato contro il proprio Primo Ministro, mentre solo 4 all’interno del Partito Laburista si sono ribellati e hanno sostenuto l’accordo. Dopo la sconfitta, il Primo Ministro, Theresa May, ha offerto al Parlamento la possibilità di aprire un dialogo sull’effettivo supporto all’interno dell’House of Commons per il Governo. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha confermato prontamente che il suo partito ha avanzato una mozione di sfiducia alla camera e quindi il dibattito inizierà oggi (16 gennaio) e sarà seguito dal voto sulla sfiducia previsto per questa sera. Supponendo che i parlamentari voteranno in linea con i loro partiti e che il Partito Democratico Unionista dell’Irlanda del Nord sosterrà il suo partner (come da loro suggerito), allora il Governo molto probabilmente vincerà.

Assumendo che il Governo ottenga la fiducia, Theresa May ha dichiarato che il prossimo passo consisterà nel consultare i Parlamentari di tutti i partiti che si sono opposti al deal, per capire quali cambiamenti sono necessari per assicurarsi il loro sostegno. Il Governo intende poi proporre queste modifiche a Bruxelles, nella speranza di estendere l’Accordo di Recesso.

Affinché l’UE sia disposta a ridiscutere l’accordo attuale, il Governo deve dimostrare di avere sostegno sufficiente perché gli emendamenti proposti vincano un nuovo voto in Parlamento. Alla luce delle numerose questioni su cui il Parlamento è diviso, sembra improbabile che il Governo possa finalizzare una serie di proposte in grado di cambiare l’opinione di almeno 116 parlamentari.

Se il Governo persuadesse il Parlamento a ratificare i termini attuali o un accordo amplificato, allora il Regno Unito potrebbe lasciare l’UE il 29 marzo ed entrare nel periodo di transizione. Durante questo periodo dovrebbero essere finalizzate le relazioni future, incluso il commercio, le frontiere e un coordinamento regolamentare.

In mancanza della ratifica di un deal, il Regno Unito lascerà l’UE senza un periodo di transizione, ed è probabile che vada incontro a notevoli dazi commerciali in accordo con le regole del WTO, insieme al pieno controllo delle dogane e a diversi vuoti normativi circa l’appartenenza a importanti istituzioni europee.

Un rinvio della Brexit è possibile. Il Regno Unito potrebbe richiedere un rinvio temporaneo (di tre mesi), ma dovrebbe richiedere l’appoggio unanime di tutti i 27 Stati membri. Se il Regno Unito non facesse alcun progresso nell’assicurarsi la maggioranza per il deal, allora sarebbe improbabile che l’UE accordasse un rinvio, senza un chiaro meccanismo per superare lo stallo in Parlamento. Tale meccanismo potrebbe consistere in un secondo referendum o nelle elezioni generali. Dato che le elezioni del Parlamento Europeo si terranno a maggio, l’UE è propensa a non posticipare la questione della membership del Regno Unito alla nuova sessione, a meno che Londra non decida di rimanere in via permanente.

Se l’UE non garantirà un’estensione della deadline per Brexit, il Regno Unito potrebbe revocare unilateralmente l’articolo 50 per far ricominciare il processo di nuovo più avanti. Si tratta di uno scenario improbabile che irriterebbe l’UE e l’opinione pubblica britannica, soprattutto a causa del fatto che farebbe riiniziare tecnicamente i due anni di processo negoziale.

A nostro avviso, il rischio di una Brexit “no-deal”, o “cliff-edge”, probabilmente non è mai stato così elevato. Allo stesso tempo, il bisogno di elezioni generali o di un secondo referendum per rompere lo stallo in Parlamento sembra più evidente che mai. Considerando gli ultimi dieci sondaggi sulle intenzioni di voto, il Partito Conservatore pare destinato a mantenere la propria posizione di partito di minoranza più numeroso alle elezioni generali. Tuttavia, si stima che i Conservatori perderanno seggi e avranno quindi bisogno sia del Democratic Unionist Party che dei Liberal Democrats per formare una coalizione – dando per assunto che una coalizione sia con i Laburisti che con lo Scottish National Party sia insostenibile. Inoltre, vale la pena ricordare che i risultati dei sondaggi possono cambiare durante una campagna elettorale, e dubitiamo che gli eventi più recenti faranno guadagnare supporto al Governo, anche se Theresa May si ritirasse e fosse sostituita da un altro candidato.

Se fosse indetto un secondo referendum, l’outlook sarebbe complicato dalle molte opzioni possibili per questa consultazione popolare. Tuttavia, i sondaggi che hanno indagato le preferenze sulle tre possibilità “remain”, “deal” e “no-deal” hanno riscontrato in modo persistente che il sostegno per la Brexit è ripartito tra le ultime due opzioni, mentre la prima resta la soluzione di gran lunga preferita.

Riteniamo che la possibilità di uno scenario remain in seguito ad un secondo referendum e la prospettiva di un rinvio della Brexit abbiano contribuito a spingere la sterlina rispetto al dollaro Usa e all’euro nei giorni scorsi. I mercati sembrano prezzare una probabilità maggiore di una “soft Brexit”. Tuttavia, crediamo che gli investitori siano troppo frettolosi.

La principale incertezza al momento è come reagirà il Partito Laburista se fallisse nel tentativo di indire delle nuove elezioni generali. Jeremy Corbyn sarà disponibile a lavorare con il Governo in modo costruttivo per superare l’impasse, o continuerà ad ostacolare il processo? I sei test del Partito Laburista si focalizzano sulla relazione futura e sono irrilevanti in questo stadio delle negoziazioni. Sebbene non sia la posizione ufficiale, molti Laburisti, compreso lo Shadow Brexit Secretary Keir Starmer e il Deputy Leader Tom Watson, ritengono che un secondo referendum sarebbe la prossima opzione.

È perdonabile ritenere che i mercati finanziari si curino poco di Brexit e del caos politico in Gran Bretagna, con i mercati asiatici poco mossi e la sterlina in forte ripresa rispetto alla chiusura di ieri.

Ciò segnala che la sconfitta non è stata una sorpresa e che il mercato si aspetta che la mozione del voto di sfiducia fallisca. Il mercato si è orientate verso il Piano B, assegnando una probabilità molto più bassa al “no deal”. La pletora di opzioni manterrà la sterlina e gli asset britannici sensibili a notizie in entrambe le direzioni, ma entrambi stanno già riflettendo un significativo premio per la Brexit.

La reazione immediata degli Stati membri dell’UE è vitale, il sostegno al Primo Ministro e il margine per delle concessioni e la potenziale dilazione dell’articolo 50 offriranno supposto alla sterlina e agli asset britannici.

Andando oltre la volatilità di breve termine, l’outlook per le relazioni commerciali britanniche con l’UE continua a non essere chiaro e ciò non allevierà il premio al rischio intrinseco negli asset del Regno Unito.

Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist e Remi Olu-Pitan, Multi-asset fund manager, Schroders

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