Muzinich & Co. Credit continuum. Articolo di Michael McEachern

MERCATI AZIONARIDurante il mese di novembre e nei primi giorni di dicembre abbiamo assistito alla continuazione della volatilità di ottobre, sebbene con una riduzione ulteriore della liquidità. Anche se una serie di rischi geopolitici hanno pesato sui mercati nel mese di novembre, riteniamo che la portata del sell-off abbia riflesso le crescenti incertezze dovute alla guerra commerciale globale. La tanto attesa cena tra Trump e Xi Jinping in occasione del recente incontro del G20 sembra non aver placato i timori del mercato di un positivo passo avanti nelle relazioni commerciali. In effetti, la recente detenzione del CFO di Huwaei potrebbe causare ulteriori frizioni.

Nel frattempo, il drammatico calo dei prezzi del petrolio (il 16% circa per il WTI) a novembre ha attirato l’attenzione sulla salute del mercato del credito high yield statunitense, esposto al settore energetico per il 15%. La recente decisione dell’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) di tagliare l’offerta di 1,2 milioni di barili al giorno dovrebbero aiutare gli assediati crediti high yield statunitensi.

Passando all’Europa, la situazione che riguarda il bilancio italiano resta irrisolta. Tuttavia, i recenti segnali di un tono più conciliante da parte del governo italiano nei confronti di Bruxelles potrebbero indicare che le due parti si stiano avvicinando ad una risoluzione. Allo stesso tempo, la performance economica del Paese rimane sotto i riflettori, dopo l’arresto della crescita nel terzo trimestre. Riteniamo che il governo di coalizione debba lavorare ulteriormente per garantire una soluzione di bilancio credibile ed un piano per stimolare la crescita futura, che potrebbero altrimenti pesare sul più ampio panorama economico dell’eurozona nella prima metà del prossimo anno.

Anche la Brexit ha aggiunto benzina sul fuoco nei mercati e ha già ridotto la visibilità sui dati economici, sia per il Regno Unito che per la più ampia zona euro. Questa situazione rimane volatile e alquanto paradossale; mentre le proposte del governo sono state accolte con feroce opposizione uno scenario «no deal» non è un’alternativa favorita.

Dal nostro punto di vista la dichiarazione di Powell, presidente della Fed, a fine novembre ha fornito agli investitori una certa chiarezza dopo aver suggerito che i tassi hanno ora raggiunto un livello in cui “restano appena al di sotto dell’ampio range di stime del livello che sarebbero neutrali per l’economia”. 2

Sebbene questo abbia dato una forte indicazione del fatto che il ciclo di rialzo dei tassi potrebbe essere vicino la fine, non è sufficiente a compensare le altre incertezze macroeconomiche e geopolitiche che hanno portato ad una flight to quality da parte degli investitori. Ciò si è manifestato grazie a notevoli afflussi nei fondi comuni statunitensi e all’ulteriore appiattimento della curva dei rendimenti governativi US a 10 anni, che suggerisce che il mercato sta già scontando il rallentamento economico. Ciò è stato ulteriormente evidenziato dal rally del Treasury americano, che ha iniziato a carburare nel mese di novembre.

In questo contesto di incertezze, riteniamo che gli investitori rimangano reticenti a rientrare nel mercato. Mentre gli spread si sono ampliati materialmente dai livelli estivi e si sono spostati dai restringimenti storici, le incertezze che si sono accumulate e che hanno generato il sell-off rimangono. La scarsa liquidità e la prossimità della fine dell’anno stanno ulteriormente pesando sul sentiment, dando poco incoraggiamento ad adottare strategie rischiose.

È probabile che gli investitori possano richiedere più valore nei mercati del credito ed una maggiore liquidità per prendere in considerazione nuovi punti di ingresso -condizioni che potrebbero essere soddisfatte nel corso del 2019 ma, a nostro avviso, non lo sono ancora.

 Michael McEachern, portfolio manager & head of public markets di Muzinich & Co.

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