Rapporto Abi. I prestiti corrono, ma l’impennata dello spread fa lievitare il tasso di interesse

abi-1140x666Crescono ancora i prestiti a famiglie e imprese (+,1,9%) su base annua, ma l’aumento dello spread tra BTP e Bund ha generato un incremento dei tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento (1,87% il tasso medio sui mutui e 1,60% quello medio sui finanziamenti alle imprese). Sono diminuiti ancora le sofferenze nette: a settembre si sono attestate a 39,8 miliardi di euro, contro i 40,5 del mese precedente e in forte calo (- 47 miliardi), rispetto a dicembre 2016 (86,8 miliari). Sono queste le principali evidenze del Rapporto Abi sul credito ad ottobre.

Dai dati al 31 ottobre 2018, emerge che i prestiti a famiglie e imprese sono in crescita su base annua di +1,9%, proseguendo la positiva dinamica complessiva del totale dei prestiti in essere (il tasso di variazione annuo risulta positivo da oltre 2 anni). Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).

Sulla base degli ultimi dati relativi a settembre 2018, si conferma la crescita del mercato dei mutui. L’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie registra una variazione positiva di +2,3% su base annua.

Ad ottobre 2018 si registra un incremento dei tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento, risentendo dell’aumento dello spread nei rendimenti dei titoli sovrani: il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è risultato pari a 1,87% (1,80% a settembre 2018, 5,72% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è risultato pari a 1,60% (1,45% il mese precedente; 5,48% a fine 2007). Il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,57% (2,57% anche il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007)

Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a settembre 2018 si sono attestate a 39,8 miliardi di euro; un valore inferiore rispetto ai 40,5 miliardi del mese precedente e in forte calo, -47 miliardi, rispetto al dato di dicembre 2016 (86,8 miliardi). In 21 mesi si sono quindi ridotte di oltre il 54%. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di 49 miliardi, oltre il 55%. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è attestato al 2,32% a settembre 2018 (era 4,89% a fine 2016). In Italia i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, ad ottobre 2018, di circa 49,2 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +3,5% su base annuale), mentre si conferma la diminuzione della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per oltre 43 miliardi di euro in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -15%). La dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) registra ad ottobre 2018 una variazione su base annua di +0,3%.

 

 

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