J. Lamarck. L’orso del biotech non deve spaventare. Commento di Gianpaolo Nodari

La Borsa di Wall Street a New York

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Il Nasdaq Biotechnology Index, riferimento del settore, è sceso del 18% dopo aver segnato un massimo il 1° ottobre di quest’anno. Il mercato più ampio, rappresentato dal Nasdaq Composite, ha perso il 15%. Il settore biotech ha da sempre la caratteristica di essere tra i primi a seguire il mercato ribassista anche se riteniamo questo un momento transitorio per le biotecnologie, in quanto la discesa è guidata più da questioni sistemiche che da problemi settoriali. I titoli biotecnologici sono intrinsecamente volatili e lo diventano ancora di più in un contesto di incertezza come quello sperimentato nel mese appena trascorso. Una delle principali ragioni che ha determinato le vendite sul mercato azionario è riconducibile all’aumento dei tassi di interesse, che influenza maggiormente il segmento speculativo del mercato e le small cap biotecnologiche.

Il settore tuttavia ha tutte le caratteristiche per resistere alla correzione attuale. La maggior parte delle aziende biotecnologiche oggi è ben finanziata attraverso i mercati pubblici e privati.

Nel mese appena trascorso ci sono state, tra l’altro, due importanti iniziative che riguardano l’assistenza sanitaria ed in particolare le biotecnologie ed i farmaci tradizionali che non hanno però diminuito l’attrattiva fondamentale del settore.

La prima, denominata “American Patients First” riguarda la maggiore trasparenza dei prezzi ed ha l’obiettivo di contenere i costi sanitari. Se questa politica dovesse passare, ciò non rappresenterebbe una battuta d’arresto significativa per le vendite nel settore farmaceutico.

La seconda iniziativa politica rappresenta un tentativo di produrre un abbassamento del prezzo di alcuni farmaci Medicare (una delle due assicurazioni pubbliche garantite per le persone oltre i 65 anni). A nostro avviso, i negoziati tra il governo e i produttori di farmaci non impattano l’intero mercato ed avranno un’implementazione graduale.

La situazione del mercato rimane tuttavia complessa e piuttosto sensibile alle speculazioni e alle azioni della politica monetaria che deciderà di perseguire la FED.

Il mercato dovrebbe, però, beneficiare della fine del ciclo elettorale, che dovrebbe consentirgli di aumentare la sua forza. Inoltre, potrebbe esserci qualche misura di sollievo sotto forma di un accordo tariffario con la Cina.

Anche l’attività di M&A potrebbe ricevere una nuova spinta, con le società target che hanno subito flessioni più accentuate che potrebbero suscitare nuovo interesse da parte di Big Pharma come Merck, Pfizer, Eli Lilly o Johnson & Johnson. Questi nomi potrebbero decidere di seguire l’esempio di Novartis, che ha recentemente acquisito Endocyte per 2,1 miliardi di dollari, o Takeda, che sta completando l’acquisto di Shire per un valore di 62 miliardi.

Le trimestrali riguardanti il 3° trimestre stanno procedendo piuttosto bene e grandi società come Biogen, Celgene, Gilead e Vertex hanno battuto le stime di utili e fatturati. Riteniamo che il generale clima di risk-off riscontrato in tutti i settori non abbia nulla a che vedere con i fondamentali dell’industria delle biotecnologie.

Un approccio oculato al settore della salute sarebbe quello di aumentare gradualmente l’esposizione del portafoglio nel corso del tempo in quanto il consolidamento del mercato presenta le giuste opportunità.

Gianpaolo Nodari, Amministratore delegato di J. Lamarck

 

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