Axa. Stati Uniti, Congresso diviso e mercati in ripresa

La Borsa di Wall Street nell'omonima via di New York

La Borsa di Wall Street nell’omonima via di New York

Il risultato delle elezioni statunitensi di metà mandato è in linea con le previsioni degli osservatori politici. Quali sono i risvolti per la politica economica dell’amministrazione Trump, per le relazioni estere e per i mercati globali?  Una prima analisi suggerisce una politica fiscale meno aggressiva di quella proposta in origine dal Presidente Trump, in particolare sul tema molto sentito di un taglio permanente delle imposte sul reddito individuale. Al momento la tassazione agevolata ha una scadenza temporale nel 2025. Sembra esistere, invece, una convergenza sugli investimenti in infrastrutture, tematica molto gettonata in campagna elettorale, ma presto passata ad un ruolo minore rispetto alle agevolazioni fiscali. Rimane ciò nonostante una differenza di vedute sulle priorità degli investimenti strutturali, con i Democratici che prediligono investimenti nell’economia dei trasporti, mentre l’amministrazione insiste su investimenti in infrastrutture energetiche. Storicamente, una divisione congressuale è associata a un mercato azionario bullish.

Nel contesto attuale, mi permetto di evidenziare due temi importanti per la performance dei mercati nel 2019: Politica monetaria: Se da un lato lo stimolo fiscale potrebbe risultare più contenuto rispetto alle stime di due anni fa, dall’altro l’economia statunitense è già prevista in rallentamento per il 2019. Secondo le stime del nostro ufficio studi, il Pil dovrebbe crescere del 2.3% nel prossimo anno, cioè 0.6 p.p. in meno rispetto al 2018. A giudicare dalla performance dei mercati globali, in particolare quelli emergenti (MSCI EM -14.9% sull’anno), questo scenario è ampiamente prezzato. Una crescita ed una inflazione più moderate potrebbero altresì semplificare il lavoro di Jay Powell e dei suoi colleghi dell’FOMC, in modo tale da non dover spingere troppo sul “freno”. In quest’ottica, il tasso terminale potrebbe attestarsi tra il 3% implicato dai futures e il 3.25-3.5% segnalato dalla Federal Reserve stessa. Ovviamente, una politica monetaria statunitense meno aggressiva avrebbe un effetto positivo sulle performance dei risky assets globali. Politica commerciale: Il consenso sembrerebbe orientato verso una recrudescenza della cosiddetta “guerra dei dazi”. In effetti, la politica commerciale estera è un ambito in cui il POTUS ha ampia discrezionalità anche in assenza di un compromesso congressuale. A mio avviso si sovrastima, però, l’intenzione di Trump di spingere sull’acceleratore in un contesto di rallentamento della crescita e di minor margine a livello di politica fiscale. Un cambiamento di rotta, piuttosto che un “softening” dei toni, potrebbe essere visto da Pechino come un’apertura a livello diplomatico e commerciale. Di conseguenza, i mercati globali potrebbero trarne vantaggio, soprattutto le classi di attivo più a rischio.

Considerato il risultato delle elezioni americane e la forte stagionalità negativa espressa dagli indici di riferimento nel mese di ottobre, pensiamo che i mercati possano riprendersi entro fine anno. In particolare, un periodo di risk on nel contesto macro-politico attuale andrebbe a favore dell’equity statunitense, e in misura contenuta del credito HY e dei mercati emergenti. Nei nostri portafogli manteniamo un profilo di rischio consistente con questa view, in aggiunta ad una preferenza per il Treasury americano il cui rendimento reale all’1.15% offre valore.

Alessandro Tentori, CIO AXA InvestmentManagers Italia

 

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