FMI. Nel 2018 il Pil italiano crescerà (+1,2%), ma resta la più bassa tra i Paesi dell’area dell’euro. Non toccate le riforme Fornero e del mercato del lavoro

foto fmiNew York, 09 ottobre – Le prospettive del Fondo monetario internazionale per l’economia italiana sono rimaste invariate rispetto ai calcoli dello scorso luglio, quando furono peggiorate rispetto alle previsioni elaborate lo scorso aprile. Stando alle tabelle del World Economic Outlook, il rapporto sull’economia globale dell’Fmi redatto nell’ambito degli Annual Meetings che da giovedì prossimo entreranno nel vivo a Bali (Indonesia), l’economia italiana è vista in crescita dell’1,2% quest’anno dopo il +1,5% registrato nel 2017. Si tratta della crescita più bassa fra i Paesi dell’Area euro. Per il 2019 è atteso un +1% e per il 2023 è previsto un +0,7% (per le stime legate al periodo 2020-22 bisogna aspettare la pubblicazione, prevista questa notte, del Fiscal Monitor). I calcoli relativi al 2018 sono rimasti invariati rispetto all’aggiornamento del Weo dello scorso luglio ma risultano in calo dello 0,3% rispetto all’edizione del documento elaborata la scorsa primavera. Per il 2019 le previsioni non sono cambiate rispetto ai calcoli fatti d’estate ma sono scese dello 0,1% rispetto al Weo di aprile. Il Fondo ha parlato di un “deterioramento della domanda interna ed esterna e dell’incertezza legata all’agenda del nuovo governo”. Nel documento, l’istituto di Washington ha fatto riferimento alle “difficoltà recenti di formare un governo in Italia” e alla “possibilità di una marcia indietro sulle riforme o all’adozione di politiche che lederebbero la sostenibilità del debito” come uno dei motivi del balzo dello spread. Nel dettaglio, l’istituto di Washington prevede prezzi al consumo nel 2018 pari all’1,3% e nel 2019 all’1,4% contro l’1,3% del 2017. Le partite correnti sono viste al 2% del Pil nel 2018 e all’1,6% nel 2019 contro il 2,8% del 2017. Per il 2018 l’istituto di Washington prevede un Pil italiano pro-capite in rialzo dello 0,9%, in aumento dell’1,1% nel 2019 e in salita dello 0,7% nel 2023. Il Fondo sottolinea che le sue previsioni si basano sulla manovra 2018 e sul Documento di economia e finanza dell’aprile scorso. L’Fmi si aspetta inoltre che l’aumento automatico dell’Iva dell’anno prossimo sia cancellato. Il Fondo monetario internazionale crede che in Italia, “le riforme passate sulle pensioni e sul mercato del lavoro dovrebbero essere preservate e misure ulteriori dovrebbero essere perseguite come ad esempio la decentralizzazione delle contrattazioni salariali a livello aziendale per allineare gli stipendi alla produttività”. Il Fondo è convinto che Paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna che hanno spazi di manovra fiscale limitati “dovrebbero usare questo periodo di crescita superiore al potenziale e di politica monetaria accomodante per ricostituire i cuscinetti fiscali, che aiuterebbero ad alleviare le tensioni sul fronte delle banche”.

 

 

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