L’analisi di Ref Ricerche. Più deficit e più debito. Un governo old style

Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giovanni Tria

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria

Il Governo Conte abbandona il sentiero stretto, che cercava di sostenere la crescita e proseguire nel risanamento dei conti pubblici. Il deficit viene nettamente alzato in tutto il prossimo triennio, mentre non è ancora chiaro di quanto ne beneficerà la crescita economica italiana. E’ quanto sostiene l’ultima analisi congiunturale di Ref Ricerche di Milano. Secondo il team di ricercatori coordinati dal professore Fedele De Novellis, “la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza chiarisce l’orientamento della politica di bilancio dopo mesi di dichiarazioni contrastanti dei diversi esponenti del Governo. Il suo iter è stato tormentato, con notevole ritardo nell’uscita rispetto alla scadenza canonica, proprio per la difficoltà di riconciliare le diverse istanze promesse all’elettorato dai due eterogenei partiti della coalizione e di definire le misure prioritarie”. Secondo gli economisti di Ref Ricerche l’effetto sulla crescita dipenderà dalle misure concrete della legge di bilancio e dalle coperture che verranno adottate, ancora non del tutto chiarite. “Attualmente si può stimare una moderata spinta espansiva, con qualche effetto positivo sulla domanda interna. Un po’ più di crescita il prossimo anno non basterà, però, a raggiungere gli ambiziosi obiettivi governativi. D’altra parte, le parole e le azioni dello stesso Governo hanno portato e stanno portando ad aumentare il rischio-paese, e questo potrebbe ridurre la propensione alla spesa di famiglie e imprese e innalzare il costo del denaro. Le stime del Governo sono esposte ad ampi margini di incertezza: avendo alzato in misura significativa l’obiettivo sul deficit è cruciale che sia centrato, pena il rischio di salire verso la soglia del 3 per cento; un rischio che non esisteva negli anni precedenti quando si puntava al pareggio in due- tre anni”. I ricercatori rivelano che “non è innovativo nemmeno il metodo di reperimento delle risorse per piegare il disavanzo sotto al 2 per cento nel 2021: vengono, infatti, programmate nuove clausole di salvaguardia sull’IVA e sulla spesa. In assenza di queste il disavanzo salirebbe addirittura sopra al 3 per cento, qualora la crescita risultasse, come probabile, inferiore agli obiettivi del governo. Date queste incertezze, è possibile che il quadro di politica economica indicato dal Governo venga rivisto in corso d’opera. L’esito finale dipenderà dalla reazione dei mercati, finora molto negativa, delle agenzie di rating e dalle pressioni della Commissione europea, in un gioco di sponda che rischia di avvitarsi, proprio quando è stata avviata la riduzione, fino al loro annullamento, degli acquisti netti di titoli pubblici da parte della Bce.

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