Dopo l’approvazione della manovra con un deficit al 2,4% da parte del governo Lega-M5S, la reazione dei mercati e le polemiche tra la Commissione europea e il Governo italiano nelle ultime ore il governo sembra disponibile ad introdurre alcune correzioni: resta il totem del 2,4% ma si fa avanti l’idea di una diminuzione del deficit dal 2020. Si lavora alla definizione delle cifre della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (deficit, debito e Pil) non sarebbe ancora definito il meccanismo per accelerare la riduzione del debito nel triennio. Lo spread tra BTP e Bund (che martedì scorso era arrivato a 302 punti rispetto al Bund ai massimi da giugno 2013) è diminuito e il rendimento del titolo di Stato decennale (il BTP) scende al 3,30%.
I due vice premier hanno messo pressione al ministro delle Finanze, Giovanni Tria perché difenda la linea del Governo con i partner europei. La difesa della linea si punta su due pilastri: deficit 2019 al 2,4% e avvio da subito di quota 100 e reddito di cittadinanza. Ma intanto aprono a correzioni. Per rispondere al rischio di bocciatura immediata della manovra in Ue, Lega e M5s danno al ministro un appiglio: si garantirà la discesa del debito, anche con la disponibilità ad abbassare il deficit per il 2020 e il 2021 sotto la previsione iniziale del 2,4%. Un appiglio che sembra aver aperto un primo serio dialogo con il ministro del tesoro. Dopo essere rimasti spiazzati dal rientro anticipato del ministro dal Lussemburgo, la preoccupazione politica è anzitutto ‘blindare’ la tenuta del ministro, che è anche tenuta del governo di fronte a partner e istituzioni europee. “La linea non cambia e abbiamo bisogno che tu faccia argine – è la richiesta a Tria – Noi ti faremo scudo”. L’unità del governo, spiegano più fonti, è una moneta da spendere anche sui mercati. E la disponibilità – al di là dei toni di battaglia – a dare garanzie sulla tenuta dei conti nel prossimo triennio, sembra dunque fare breccia, dopo giorni ad altissima tensione, nelle perplessità del ministro dell’Economia. Ma i numeri del Def restano fino all’ultimo un problema: la preoccupazione, in mattinata, è sopra il livello di guardia anche tra i parlamentari.