Se gli emergenti starnutiscono, il mondo prende un raffreddore? Articolo di Michiel Verstrepen

mercati-emergenti-640x342Gli ultimi mesi sono stati tempestosi per i mercati emergenti. Dall’inizio dell’anno, l’indice MSCI EM è sceso del 12% (in dollari), mentre l’indice MSCI Turkey scambia ad un livello inferiore del 55%. Tra le valute, notiamo che dall’inizio dell’anno il Real brasiliano è calato del 13%, il Rand sudafricano del 16%, la Lira turca del 40% e il Peso argentino di oltre il 48%. Anche senza menzionare il caso particolare del Venezuela, possiamo concludere che le perdite sono state rilevanti. Guardando all’intero universo emergente, sembra che molto stia succedendo anche fuori dall’Argentina e dalla Turchia, che da tempo si trovano in difficoltà dato il fabbisogno di finanziamenti esterni.

Per di più, i problemi dei mercati emergenti stanno iniziando a pesare anche sui paesi sviluppati. Sono numerosi i motivi che hanno spinto l’intero universo emergente ad entrare in acque tormentate. La prospettiva di condizioni monetarie globali più rigide, innescate dall’aumento dei tassi di interesse da parte della Fed, suscita una preoccupazione comune, così come il rallentamento della crescita cinese. Inoltre, il mondo emergente ha a che fare con un dollaro forte e incertezze riguardo al protezionismo ed alla pressione sui mercati delle materie prime. Quanto è grande il rischio di contagio dall’Argentina e dalla Turchia agli altri emergenti ed al resto del mondo? Quando i mercati emergenti starnutiscono, il mondo prenderà un raffreddore? Nel commento analizziamo da vicino il rischio di contagio degli emergenti, utilizzando alcuni dei casi più significativi degli ultimi decenni.

Si consideri la crisi del peso messicano del 1994. Essa è stata il risultato di politiche monetarie e fiscali insostenibili, dato il tasso di cambio fisso che il Messico aveva mantenuto nei confronti del dollaro USA. Il Paese fu costretto ad attuare una svalutazione, provocando sorpresa nei mercati, che reagirono quindi con forza. Il panico raggiunse altri mercati emergenti, soprattutto in America Latina. Solo pochi anni dopo, la posizione della Thailandia iniziò ad apparire traballante, dopo un periodo di crescita esplosiva del credito nel settore immobiliare, finanziato principalmente da prestiti elargiti da istituzioni finanziarie straniere. Il fallimento delle istituzioni finanziarie thailandesi e gli attacchi speculativi contro la valuta costrinsero Bangkok a lasciar fluttuare il tasso di cambio. La crisi finanziaria asiatica del 1997 si estese a paesi con una struttura economica simile a quella della Thailandia, come Malesia, Indonesia e Filippine. Altre valute regionali risentirono dei successivi attacchi speculativi. La crisi finanziaria spinse la regione dell’Asia orientale in recessione con ricadute sul resto del mondo, compreso l’universo dei paesi sviluppati. Soprattutto il Giappone fu colpito, poiché la sua economia era ancora fragile dopo un lungo periodo di scarsa crescita.

A prima vista, la Grande crisi finanziaria del 2008 ha avuto origine nei paesi sviluppati, ma gli emergenti hanno giocato un ruolo importante nella sua genesi. All’indomani delle crisi della fine degli anni ‘90, molti emergenti approfittarono delle condizioni economiche globali relativamente buone per rafforzare i loro fondamentali economici e finanziari. Numerosi di essi adottarono l’utilizzo di tassi di cambio flessibili, costituirono ampie riserve e crearono molteplici reti di sicurezza finanziaria. Tuttavia, aumentando le loro riserve, gli emergenti stimolarono la domanda globale di attivi sicuri, esercitando una pressione significativa sui tassi statunitensi. Questa pressione intensificò la ricerca di rendimento, compresa la domanda di prodotti strutturati ad alto rendimento, che si è rivelata avere conseguenze disastrose per il sistema finanziario globale. Quando la crisi finanziaria ha colpito, seguita dalla Grande Recessione, molti emergenti sono stati coinvolti. Questa esperienza ha dimostrato come gli emergenti fossero sempre più integrati nell’economia mondiale

Un altro episodio importante è stato il taper tantrum del 2013, quando i commenti di Ben Bernanke sulla contrazione degli acquisti di attivi hanno fatto salire i tassi americani e hanno innescato un’ampia vendita sui mercati emergenti. Tuttavia, durante i successivi periodi di volatilità, la differenziazione dei mercati è stata molto più marcata: gli investitori si sono concentrati in particolare sui paesi con un maggiore fabbisogno di finanziamento esterno. All’epoca, questi paesi erano il Brasile, l’India, l’Indonesia, la Turchia ed il Sudafrica, un gruppo soprannominato “Fragile Five”. Alla luce della descrizione effettuata, possiamo trarre tre importanti conclusioni. In primo luogo, le vendite di oggi sono significative, ma non si avvicinano a quelle delle crisi passate. Pertanto, la valutazione dei mercati emergenti è diventata più interessante. Detto questo, il difficile contesto di condizioni monetarie più stringenti, il rischio di protezionismo e l’incombente rallentamento della crescita cinese non cambieranno da un giorno all’altro.

Ciò significa che gli emergenti non sono ancora fuori pericolo. In secondo luogo, essi sono sempre più al centro dell’economia mondiale, considerando la loro crescente integrazione con il resto del mondo e le loro dimensioni attuali. Infine, le crisi passate hanno dimostrato che quando una particolare economia viene colpita da uno shock, c’è sempre il rischio di contagio ad altri emergenti, com’è avvenuto in Messico nel 1994 e in Thailandia nel 1997. Le aspettative del mercato, inoltre, possono anche favorire crisi che si auto realizzano, come dimostrato chiaramente durante la serie di attacchi speculativi nel mezzo della crisi finanziaria asiatica alla fine degli anni ‘90. Tuttavia, le conseguenze del taper tantrum del 2013 hanno dimostrato che in fase di stabilizzazione dopo una turbolenza sui mercati è possibile che emerga una maggiore differenziazione tra paesi. Questo è un importante promemoria per la situazione attuale: non tutti gli emergenti sono sulla stessa barca e questo non dovrebbe sorprendere data la loro diversa natura.

Michiel Verstrepen, Economista, Degroof Petercam AM

 

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