Tagli alle pensioni cosiddette d’oro. Lettera aperta (in 10 punti) di Guglielmo Gandino al Ministro del Lavoro Luigi Di Maio con l’elenco dei veri “parassiti sociali”

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, professor  Giuseppe Conte

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, professor Giuseppe Conte

15.7.2018 – Sul Corriere della Sera, su La Stampa e non solo del 13 luglio leggo alcune sue dichiarazioni virgolettate: “Non basta colpire gli ex-parlamentari ma anche quelle persone, ex-manager di Stato, gente privilegiata, che prende pensioni da 4 mila euro in su…senza aver versato i relativi contributi….Sono parassiti sociali”. La invito a misurare le parole prima di etichettare come “parassita sociale” decine di migliaia di onorati lavoratori e professionisti. Lei non può fare di tutta l’erba un fascio. Se un dirigente (parlo  soprattutto dei privati) che ha pagato regolarmente contributi sociali e imposte secondo le norme vigenti fino all’ultima lira con prelievo  mensile alla fonte, ed ha avuto un’evoluzione fisiologica dello  stipendio, è poi stato liquidato 20 o 30 anni fa con il “sistema  retributivo”, non ha rubato assolutamente nulla e non può essere  considerato un “parassita sociale”, anche se percepisce una pensione netta superiore a 4.000 euro e anche se i contributi che ha pagato nel corso di 35/40 anni di lavoro presentano un lieve “squilibrio” rispetto a quanto si otterrebbe ricalcolando la sua pensione con il “sistema contributivo”. Le faccio un esempio. Ci fu un periodo negli anni 70 in cui fu possibile riscattare gli anni di laurea a cifre molto contenute. Alcuni vi aderirono. Io no perché mi laureai come studente lavoratore. È ovvio che questi pensionati – per gli anni di laurea – versarono poco. Secondo lei sarebbero “parassiti sociali”? Secondo me no. Visto che mi costringe a farlo, adesso con rispetto le elenco quali sono i veri “parassiti sociali”:

1. Alcune categorie di lavoratori beneficiarono in determinati anni di leggi speciali con trattamenti economici “manipolati” nei periodi terminali della loro attività. È così che si raggiungono cifre mensili non di 4-5.000 euro ma di 50-60-90 mila euro al mese. Questi sono i “parassiti sociali”. Non si possono equiparare questi soggetti ai dirigenti “regolari” da 4-5.000 euro al mese!

2. La Legge Mosca n. 252/1974 “regalò” decine di anni di contribuzione figurativa a migliaia di politici e sindacalisti (circa 40.000). In questi casi i contributi non furono proprio pagati. Furono semplicemente “regalati” gli anni di contribuzione ai fini del pensionamento. Molti di questi personaggi sono tuttora viventi. Perché non chiede l’elenco al Presidente Boeri e perché non interviene anche su di loro azzerando o quasi queste pensioni? Questi sono i “parassiti sociali”.

3. Il D.Lgs. n. 564/1996 (noto come “decreto Treu”) stabilì che le pensioni dei sindacalisti in distacco potessero essere calcolate sulla base dello stipendio anche solo dell’ultimo mese (non dei migliori 5 anni degli ultimi 10). Gli aumenti “anomali” degli ultimi stipendi consentirono così a migliaia di sindacalisti di percepire pensioni anche doppie rispetto al dovuto. Le cito questi, ben noti al Presidente Boeri, in quanto molti di loro che avrebbero preso intorno a 1.500 euro in realtà oggi ne percepiscono ben oltre 3.000 ma non saranno evidentemente toccati dal DdL in stesura, essendo sotto i 4-5.000 euro. Questi sono i ”parassiti sociali” e non vedo alcuna volontà di sanzionarli.

4. I suoi colleghi parlamentari hanno goduto per decenni delle “doppie pensioni”. Durante i mandati parlamentari gli istituti previdenziali di riferimento (INPS, INPDAI, INPGI, INPDAP ecc.) per decenni pagarono i loro contributi senza richiedere agli interessati alcun versamento. Da qualche anno i parlamentari pagano un terzo ma questa resta una vergogna nazionale. Se sono parlamentari non possono avere – negli stessi identici periodi – dei versamenti di contributi paralleli soprattutto se a pagare non sono i soggetti beneficiari ma la comunità. Sono anni che è stata depositata una proposta di legge per abolire le “doppie pensioni”, eppure anche oggi il Governo del Cambiamento non ne parla. Questi sono i “parassiti sociali”.

5. Il “cumulo” di più vitalizi/pensioni è una delle cose più indecenti che un Paese possa avere. Vale per coloro che magari sono stati consiglieri regionali, parlamentari europei, parlamentari italiani che cumulano a fine carriera più vitalizi (alcuni forse tagliati alcuni no) e “doppie pensioni”. Fare un decreto che imponga il divieto di cumulo richiede cinque minuti. Perché non si fa? Questi sono  i “parassiti sociali”.

6. Oltre 8 milioni di pensioni su 16 milioni sono “pensionati assistiti” che non hanno mai o quasi mai versato né contributi né imposte. Non è difficile capire a quali categorie mi riferisco. Certo, fra loro ci sono anche i bisognosi ma gli approfittatori sono tanti. E anche questi beneficeranno dell’aumento delle minime in programma oltreché già beneficiare, troppo spesso illecitamente, di esenzioni varie. Questi sono i “parassiti sociali”.

7. La Corte dei Conti ha recentemente stimato che il “tax gap” in Italia vale oltre 7 punti di PIL. Si tratta di oltre 120 miliardi di evasione fiscale e contributiva. Loro continuano ad evadere mentre voi politici pensate ad “espropriare” i pensionati che hanno pagato contributi e tasse per una vita e continuano ancora oggi a mantenere gli  approfittatori. Questi sono i “parassiti sociali”.

8. Non le sembra un po’ strano che il 95% del gettito IRPEF provenga da lavoratori dipendenti e pensionati con trattenuta alla fonte? E che il 12% dei contribuenti versi oltre il 55% di tutta l’IRPEF? Pensi a quanti soggetti continuano a non pagare le tasse e lavorano o fanno lavorare in nero. Questi sono i “parassiti sociali”.

9. Un’ultima osservazione. Lei come Ministro del Lavoro certamente sa che la mancata separazione fra “previdenza” e “assistenza” è una piaga di questo Paese, tanto più che l’assistenza supera ormai la soglia dei 110 miliardi e cresce ad un tasso annuo del 6% (contro lo 0,2% delle pensioni). Oltre che una piaga è una grave irregolarità bollata dalle norme UE e OCSE. Malgrado ciò le Istituzioni italiane preposte continuano a denunciare una spesa pensionistica pari al 16% o più del PIL invece che il 12% o meno, che ci situerebbe nella media europea enon come fanalino di coda poco virtuoso. Vogliamo per favore dare attuazione alla legge n. 88/1989 tuttora disattesa? Possibile che non si capisca che gli interventi di sostegno al reddito vanno finanziati sulla fiscalità generale e non sulla previdenza? La separazione fra previdenza e assistenza fra l’altro è citata allo specifico paragrafo 17 del Contratto di Governo. Perché lo scrivete e poi non lo fate?

10. Per ultimo le pongo una domanda. Lei è al corrente che l’INPS ha dichiarato in Parlamento di essere nell’”impossibilità tecnica” di effettuare il ricalcolo contributivo di tutte le posizioni previdenziali private e pubbliche? Ma allora di cosa stiamo parlando? Dell’uso di algoritmi medi oppure di ricalcoli seri, che se fossero veri sarebbero comunque detestabili in quanto eseguiti “a posteriori” ma che diventano ancora più distorcenti se poi sono pure “fittizi”. Grazie dell’attenzione.

Guglielmo Gandino

 

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