Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia. L’Italia va, ma l’alto livello del debito pubblico la rende vulnerabile

Corte interna di Palazzo Koch, sede di rappresentanza della Banca d'Italia.

Corte interna di Palazzo Koch, sede di rappresentanza della Banca d’Italia.

La crescita robusta dell’economia globale mitiga i rischi per la stabilità finanziaria. I mercati azionari e obbligazionari appaiono tuttavia particolarmente esposti a eventi economici e geopolitici inattesi, che possono innescare – come avvenuto in recenti episodi – variazioni anche ampie dei prezzi dei titoli. E’ quanto si legge, tra l’altro, nel Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia. Nell’area dell’euro prosegue il rafforzamento del settore bancario, pur con significative differenze tra intermediari. I rischi connessi con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea si sono attenuati a seguito dell’intesa su un periodo di transizione, anche se rimangono incertezze sulla ratifica dell’accordo e sul futuro assetto per l’accesso a infrastrutture e mercati finanziari. In Italia l’impatto sul costo medio dei titoli di Stato di un eventuale rialzo dei tassi di interesse sarebbe attenuato dalla loro lunga vita residua. L’alto livello del debito pubblico rende tuttavia l’economia italiana vulnerabile a forti tensioni sui mercati finanziari e a revisioni al ribasso delle prospettive di crescita. La situazione finanziaria delle famiglie italiane è solida. L’indebitamento è contenuto; la crescita del reddito disponibile e i bassi tassi di interesse ne favoriscono la sostenibilità. La vulnerabilità finanziaria rimarrebbe limitata anche nel caso di andamenti sfavorevoli del reddito e di un forte aumento dei tassi di interesse. La ripresa economica sostiene la redditività delle imprese e ne attenua la vulnerabilità. Permangono però aree di fragilità tra le imprese di minore dimensione e nel settore delle costruzioni, caratterizzato da un indebitamento elevato e da livelli di attività ancora contenuti. La qualità del credito bancario continua a migliorare. I flussi di nuovi prestiti deteriorati sono sui livelli precedenti la crisi finanziaria. Il peso dei crediti deteriorati nei bilanci degli intermediari è in forte riduzione, soprattutto per le banche che hanno effettuato ingenti operazioni di cessione; rimane però elevato per diversi intermediari. Il completamento di alcuni aumenti di capitale ha ridotto il divario in termini di patrimonializzazione rispetto alla media degli altri paesi europei. La redditività delle banche sta aumentando, ma rimane molto bassa per numerosi intermediari di piccola e media dimensione. La necessità di ampliare i ricavi e di ridurre i costi operativi è accentuata dall’imminente introduzione del requisito MREL, che potrebbe determinare incrementi rilevanti del costo della raccolta. Gli indici di solvibilità delle assicurazioni italiane sono aumentati. L’impatto del periodo di bassi tassi di interesse sulle compagnie italiane è stato meno pronunciato che in altri paesi. Prosegue la diversificazione degli investimenti finanziari, ma le compagnie restano esposte ai rischi connessi con l’eventuale acuirsi di tensioni sui mercati del debito sovrano. La crescita sostenuta del risparmio gestito pone rischi contenuti per la stabilità finanziaria, a causa del buon allineamento tra la liquidità dell’attivo e del passivo dei fondi comuni e della ridotta dimensione di quelli caratterizzati da un’elevata leva finanziaria.

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