Capital Group. Debito mercati emergenti, il rally è destinato a continuare? Commento di Rob Neithart

MERCATI EMERGENTIQuest’anno il debito dei mercati emergenti ha fatto registrare un rialzo pronunciato e pressoché ininterrotto, che a fine agosto aveva portato i rendimenti delle obbligazioni denominate in dollari e in valuta locale rispettivamente al 9% e al 15%. Adesso, con l’inizio di una nuova fase della politica monetaria nei mercati sviluppati, caratterizzata dal ritiro di liquidità da parte delle banche centrali, gli investitori si domandano se il debito emergente manterrà questo slancio. A settembre la Fed ha annunciato che inizierà presto ad abbandonare il programma di acquisti di titoli, così come la BoE e la Bce hanno segnalato l’intenzione di ridimensionare i rispettivi programmi di quantitative easing. La Fed, inoltre, ha lasciato aperta la possibilità di aumentare nuovamente i tassi a dicembre, attuando quello che sarebbe il quinto aumento in questo ciclo di inasprimento. Nonostante tale rialzo, prevediamo che negli Stati Uniti i tassi d’interesse resteranno tra il 2% e il 2,75%. L’inflazione è rimasta contenuta e l’alto livello dei rendimenti statunitensi rispetto a quelli europei e giapponesi sostiene la domanda di Treasury. Nonostante il minor accomodamento monetario, la ripresa dell’economia mondiale e i modesti rendimenti dei Treasury di riferimento creano un contesto favorevole per i mercati emergenti. In particolare, i fondamentali delle economie emergenti sono generalmente robusti: la maggior parte presenta una situazione sostenibile sul fronte delle partite correnti e un ciclo positivo di crescita del PIL. I tassi di inflazione si approssimano ai livelli obiettivo, molte banche centrali sono impegnate a ridurre i tassi e le valute sono correttamente valutate, o sottovalutate, rispetto al dollaro statunitense.

Il ciclo delle commodity rimane favorevole. Nonostante il calo delle quotazioni del greggio, le materie prime di base e industriali hanno dato prova di una buona tenuta. L’economia cinese, molto influente sulle commodity e sui mercati emergenti, continua a crescere a un ritmo sostenuto anche se non si può escludere del tutto il rischio di un evento negativo sul fronte del credito. Queste dinamiche positive, e i rendimenti nettamente più elevati offerti dai mercati emergenti, hanno alimentato la domanda degli investitori nel corso dell’anno passato e continueranno probabilmente a farlo in futuro.

Il debito dei mercati emergenti rimane un’asset class ad alto rischio ed è suscettibile di correzioni nelle fasi di tensione acuta sui mercati o di rischio geopolitico elevato. A fronte di un inasprimento delle condizioni finanziarie, la maggior parte degli attivi a reddito fisso va incontro a un ampliamento degli spread rispetto ai Treasury, e i mercati emergenti non fanno eccezione. Ciò nonostante, con un rendimento compreso tra il 6% e il 7%, il carry (il reddito maturato dalle obbligazioni) è sufficientemente elevato da compensare l’aumento degli spread nel breve termine. A mio avviso, una brusca correzione offrirebbe l’opportunità di acquistare titoli selezionati.

Nel nostro portafoglio di obbligazioni globali manteniamo un’allocazione significativa nelle obbligazioni dei mercati emergenti. In una prospettiva di lungo periodo, ritengo che molte economie in via di sviluppo debbano attuare profonde riforme strutturali per collocare le proprie economie su un percorso di crescita più sostenibile. Occorrono una maggiore flessibilità dei mercati del lavoro, riforme pensionistiche per ovviare ai disavanzi di bilancio e norme più chiare sui diritti di proprietà terriera e intellettuale. Grazie a queste misure il debito dei mercati emergenti potrà attrarre una base di investitori di maggior spessore ed essere considerato un’asset class più centrale nell’ambito dei portafogli obbligazionari.

Rob Neithart, Gestore di portafoglio del fondo Capital Group Glbl Hi Inc Opps (LUX) B

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