Bce. Crescita eurozona più forte, traina la domanda interna. Proseguire gli sforzi per risanare le finanze pubbliche

La sede centrale della Bce a Francoforte      ANSA  / Frank May

La sede centrale della Bce a Francoforte ANSA / Frank May

L’espansione economica continua a consolidarsi e a estendersi a vari settori e paesi. La crescita dell’area dell’euro è sostenuta principalmente dalla domanda interna, benché alcune spinte positive provenienti dal contesto esterno contribuiscano in maniera sempre maggiore al miglioramento delle prospettive. E’ quanto rilevano gli esperti della Bce nel bollettino mensile in cui sottolineano come la ripresa sia “particolarmente evidente nei mercati del lavoro dell’area dell’euro, malgrado la persistente considerevole capacità produttiva inutilizzata”. I miglioramenti registrati nei mercati del lavoro, prosegue il bollettino, “hanno accresciuto il reddito reale disponibile delle famiglie e agevolato la spesa per consumi”. “Anche il miglioramento delle condizioni del credito bancario, rafforzato dalle misure di politica monetaria della Bce – si legge – ha continuato a sostenere la spesa delle famiglie. Dal momento che i bassi tassi di interesse hanno effetti sia sul reddito da interessi delle famiglie, sia sui loro esborsi per interessi, essi tendono ad avere un effetto redistributivo dai risparmiatori netti ai prenditori netti”. Prosegue inoltre la “graduale ripresa” degli investimenti delle imprese. “In prospettiva è attesa una prosecuzione della ripresa degli investimenti delle imprese” che sarà sostenuta dalla politica accomodante della Bce e dalla necessità di “modernizzare lo stock di capitale dopo vari anni di investimenti contenuti”.

“E’ necessario proseguire gli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche nel pieno rispetto del Patto di stabilità e di crescita”. E’ quanto osserva la Bce nel suo bollettino mensile in cui si sottolinea come “in particolare, per i paesi con alti livelli di debito, ulteriori sforzi di risanamento sono indispensabili per condurre stabilmente il rapporto debito pubblico/Pil su un percorso discendente poiché il forte indebitamento li rende particolarmente vulnerabili di fronte a nuovi episodi di instabilità nei mercati finanziari o a un rapido aumento dei tassi di interesse”. A livello complessivo, dopo il valore massimo raggiunto nel 2014, il rapporto tra il debito pubblico e il Pil nell’area dell’euro si dovrebbe ridurre ulteriormente dall’89,2% nel 2016 all’84,7% entro la fine del 2019. “La prospettata riduzione del debito pubblico – spiegano gli esperti Bce – è sostenuta da un’evoluzione favorevole del differenziale fra crescita e tassi di interesse, alla luce di robuste prospettive macroeconomiche e bassi tassi di interesse”.

Il processo di riduzione della leva finanziaria nei diversi paesi dell’area dell’euro si  è delineato come il risultato congiunto della crescita del Pil in termini nominali e di una riduzione del debito privato. E’ quanto rilevano gli esperti Bce nel bollettino mensile. “In cinque paesi (Italia, Cipro, Lettonia, Lituania e Paesi Bassi) – prosegue il bollettino – si e’ delineato come il risultato congiunto di una riduzione del debito nominale e di un aumento del Pil in termini nominali”. In altri cinque paesi (Germania, Estonia, Irlanda, Malta e Austria) il processo di riduzione della leva finanziaria è stato invece riconducibile esclusivamente alla crescita del Pil in termini nominali.

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