Banche. Danièle Nouy, più strumenti e poteri a supervisione per armonizzare gli interventi

Danièle Nouy è a capo della Vigilanza della Banca centrale europea che  sorvegliare sulle 120 principali entità bancarie della zona euro

Danièle Nouy è a capo della Vigilanza della Banca centrale europea che sorvegliare sulle 120 principali entità bancarie della zona euro

“E’ necessario assicurare che i supervisori abbiano tutti gli strumenti e i poteri necessari, il giusto grado di flessibilità per svolgere il loro lavoro e agire rapidamente quando è necessario”. Con queste parole la presidente del ‘board’ di supervisione bancaria Danièle Nouy spiega agli europarlamentari della commissione affari economici e monetari la posizione della Bce sugli emendamenti alle norme sui requisiti patrimoniali, sul risanamento e la risoluzione delle banche, il meccanismo di risoluzione unico. Secondo Nouy la proposta della Commissione lanciata lo scorso novembre “non fornisce un’adeguata armonizzazione su certi strumenti di vigilanza a livello europeo” e, tra le altre cose, occorre un intervento sui poteri di decisione su certe deduzioni di capitale nel quadro della gestione prudenziale dei rischi non coperti pienamente dalle regole contabili. Questo è il caso, ha detto Nouy, dei “non performing loans” dato che gli attuali strumenti “non impediscono la formazione di nuove sofferenze”. La responsabile della vigilanza Bce apprezza alcuni dei cambiamenti proposti alle norme bancarie e più generalmente l’adeguamento del quadro regolamentare agli elementi concordati al comitato di Basilea per la vigilanza bancaria e al Consiglio per la stabilità finanziaria che comprendono requisiti patrimoniali più sensibili al rischio, in particolare nel settore del rischio di mercato, del rischio di controparte e per le esposizioni verso le controparti centrali, l’attuazione di metodologie in grado di rispecchiare più accuratamente i rischi reali a cui sono esposte le banche, un coefficiente vincolante di leva finanziaria per impedire agli enti il ricorso a una leva finanziaria eccessiva, un coefficiente netto vincolante di finanziamento stabile per affrontare il problema del ricorso eccessivo al finanziamento all’ingrosso a breve termine e ridurre il rischio del finanziamento a lungo termine. Oltre all’obbligo per gli enti a rilevanza sistemica a livello globale di detenere livelli minimi di capitale e altri strumenti che assorbono le perdite in fase di risoluzione. Quest’ultimo è il requisito, noto come “capacità” totale di assorbimento delle perdite” (Tlac), che sarà integrato nell’attuale sistema Mrel (requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili) e si applica a tutte le banche.

La Bce, ha detto Nouy, ritiene appropriato limitare il regime Tlac alle banche sistemiche così com’è favorevole all’introduzione di una classifica nazionale armonizzata di insolvenza degli strumenti di debito non garantiti per agevolare l’emissione da parte delle banche degli strumenti di debito per l’assorbimento delle perdite. “Questa riforma – indicato Nouy – deve essere adottata il più presto possibile per dare chiarezza alle banche nella preparazione dei nuovi requisiti”. Però, ha aggiunto, dovrebbe essere introdotta “una preferenza generale dei depositanti basata su un approccio graduale: ciò rafforzerebbe l’attuazione dello strumento del “bail-in” perché l’autorità di risoluzione sarà in grado di agire su altri strumenti di debito prima dei depositi, riducendo nello stesso tempo il rischio di risarcimenti”. Inoltre la Bce apprezza le proposte per facilitare la supervisione delle holding finanziarie e dei gruppi bancari dei paesi terzi stabiliti nella Ue, benché occorra definire che una società Ue “figlia” di un gruppo non Ue può essere stabilita come holding finanziaria o banca includendo le grandi filiali. Come apprezza la definizione di “capital waivers” di un gruppo bancario su base transfrontaliera e non solo localmente come avviene oggi.

Restano, tuttavia, alcune aree sulle quali la Bce chiede maggiore precisione e coraggio sulla base della constatazione che i supervisori devono mantenere un grado adeguato di discrezionalità perché non tutti i rischi “possono essere misurati” preventivamente e non funziona sempre un approccio unico per tutte le situazioni. “I supervisori – ha detto Nouy – devono poter differenziare i rischi in evoluzione” altrimenti si penalizzano le banche più forti rispetto a quelle più deboli. Inoltre la Bce ritiene necessari ulteriori approfondimenti sulla possibilità di deviare dagli standard internazionali sul ratio di finanziamento stabile netto, della leva o della revisione del ‘trading book’. “Alcune delle deviazioni dovrebbero essere valutate attentamente per assicurare che non espongano le banche ai rischi o compromettano la comparabilità della situazione delle banche”. Oltretutto, se sono benvenuti passi per una maggiore proporzionalità per le banche più piccole e meno soggette a rischio, “non siamo a favore della riduzione della frequenza del ‘reporting’ da parte delle istituzioni minori perché i “reporting’ costituiscono la maggiore fonte di informazione per la supervisione: invece di ridurne la frequenza potrebbe essere considerata un emendamento sul livello di granularità delle informazioni”.

Infine la Bce indica che sarebbe necessario “maggiore progresso” nell’armonizzazione delle opzioni e delle discrezionalità di vigilanza a livello nazionale. “E’ una questione cruciale – ha detto Nouy -, vigilare le banche soggette a 19 diverse regimi legali rende il nostro lavoro più difficile, aumenta i costi della supervisione e ostacola l’integrazione finanziaria”.

 

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