Oro, brillante a inizio 2016 chiude l’anno in rialzo del 9%. Nel 2017 visto più opaco

L'oro ha archiviato il 2016 con una crescita delle quotazioni del 9%.

L’oro ha archiviato il 2016 con una crescita delle quotazioni del 9%.

L’oro ha vissuto un anno movimentato a causa dell’instabilità politica e delle speculazioni sui tassi americani, ma ha concluso il 2016 in leggero apprezzamento, trainando gli altri metalli preziosi nella sua scia. Sull’intero 2016 l’oro ha guadagnato oltre il 9% (oggi a 1.157 dollari l’oncia), ma è arretrato del 16% rispetto al top segnalato nel mese di luglio, nel momento in cui gli investitori temevano l’effetto Brexit nel Regno Unito e si mostravano scettici sulle previsioni circa l’esito delle presidenziali americane. “Dopo essere salito nella prima parte dell’anno, il prezzo dell’oro è poi crollato dopo l’inattesa elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti”, hanno spiegato in sintesi gli analisti di Capital Economics. Le misure promesse da Donald Trump nel corso della sua campagna elettorale sono in effetti percepite come un potenziale di rilancio dell’inflazione negli Stati Uniti, che potrebbe spingere la Federal Reserve ad accelerare il ritmo del suo rialzo dei tassi. In questo contesto il dollaro si apprezza e l’interesse per l’oro, considerato come un valore sicuro quando il biglietto verde è instabile, si allontana. Il rialzo del dollaro rende inoltre l’acquisto del metallo prezioso più oneroso per gli investitori muniti di altre valute. “I guadagni del metallo giallo potrebbero essere limitati nel nuovo anno, a fronte dei tassi in crescita e del rialzo del dollaro”, osserva Lukman Otunuga, analista di FXTM. Gli investitori più pessimisti potrebbero tuttavia trovare delle ragioni per ricorrere al cosiddetto bene rifugio. “La domanda potrebbe salire nel medio termine, perché l’oro è anche protetto da inflazione e rischi geopolitici”, aggiungono gli analisti di Capital Economics, che sottolineano soprattutto le tensioni in aumento tra il Presidente degli Stati Uniti e la Cina, e l’ascesa dei movimenti populisti in tutto il mondo.

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