Gli investimenti in infrastrutture. Articolo di Antoine Lesne

Antoine Lesne

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Gli investimenti in infrastrutture sono sempre stati considerati dai governi di tutto il mondo come essenziali per la crescita economica e il benessere, dato che creano ulteriori posti di lavoro. Con le recenti elezioni presidenziali americane, i costi per le infrastrutture sono stati portati in primo piano, cosa che riteniamo renda questa asset class estremamente appetibile per gli investitori che vogliono investire in questo settore. Dopo quasi sette anni in cui la politica monetaria ha avuto un ruolo da protagonista, la sua efficacia sta cominciando a venire meno. L’attenzione si sta spostando verso la spesa fiscale, il cui ruolo sembra essere sempre più importante per poter riattivare la crescita globale. Le elezioni americane hanno evidenziato la volontà di alcuni politici di intraprendere la strada della spesa fiscale, cioè investire sulle infrastrutture in un’ottica di crescita a lungo termine. Le infrastrutture sono alla base di una nazione e sono vitali per lo sviluppo e la crescita economica di un paese. Tuttavia, la crisi finanziaria globale ha portato uno squilibrio tra necessità di infrastrutture e finanziamenti. L’OCSE stima che i costi per l’investimento in infrastrutture arriveranno a $50 trilioni entro il 2030. La necessità di infrastrutture varia a seconda delle regioni, con i mercati emergenti che devono affrontare sfide diverse rispetto a quelle fronteggiate dai paesi sviluppati. Le infrastrutture sono generalmente un asset class caratterizzata da una lunga duration, che genera flussi finanziari stabili e prevedibili. Elevate barriere all’entrata e modelli di business monopolistici, insieme ad una domanda anelastica per i servizi essenziali forniti dalle imprese che costruiscono le infrastrutture, si traducono in ricavi prevedibili che sono spesso collegati all’inflazione. Inoltre, i due principali generatori di reddito, prezzo e volume, hanno particolari caratteristiche in questo contesto. I prezzi sono generalmente legati a contratti e/o accordi di lungo termine e sono spesso adeguati all’inflazione. I volumi tendono ad essere stabili e in crescita a causa della domanda anelastica, delle efficienze di scala, e di una maggiore crescita del PIL. Perciò in periodi di rialzo dell’inflazione, l’investimento in infrastrutture è un vero e proprio asset. Inoltre, in periodi di contrazione economica, queste aziende tendono ad avere caratteristiche difensive, essendo relativamente protette dalla stabilità della domanda, che è indipendente dal ciclo economico. Un investimento in ETF offre uno strumento regolato e aperto attraverso il quale accedere alla asset class. Può inoltre aiutare gli investitori che hanno un allocation nelle infrastrutture dirette, offrendo un deposito temporaneo per il capitale impegnato e non richiamato. L’investimento in ETF non sostituisce l’investimento diretto in infrastrutture e comporta comunque rischi associati a progetti ad elevato capitale, il cui fallimento potrebbe danneggiare l’emittente. Nonostante questo, la bassa richiesta di capitale, i maggiori livelli di liquidità e la diversificazione tra vari progetti e attori in gioco, fanno degli ETF uno strumento appetibile per investire in infrastrutture.

Antoine Lesne (Responsabile della Strategia e della Ricerca di SPDR ETFs per l’area EMEA)

 

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