Come investire responsabilmente attraverso gli ETF. Articolo di Simone Rosti

ETF

Negli ultimi anni, anche nell’ambito degli investimenti finanziari, stiamo assistendo a una crescente attenzione verso le tematiche ambientali, sociali e di governance. L’acronimo ESG si sta diffondendo sempre di più e gli investimenti responsabili stanno vivendo una nuova fase di maturità grazie anche all’evoluzione dei criteri utilizzati per stabilire cosa possa essere definito investimento sostenibile e cosa no. Agli albori si utilizzava solo il criterio dell’esclusione: dai portafogli erano cioè estromessi titoli di società operanti in settori considerati “non etici” come il tabacco, alcolici, armi, giochi d’azzardo, intrattenimento per adulti. Da alcuni anni, invece, al principio di esclusione di società poco etiche si sono aggiunti criteri volti a misurare il comportamento delle società su tre principali pilastri: l’environment (ambiente), che riconosce le società che privilegiano un’offerta di prodotti o servizi che contribuiscono a un’economia più sostenibile sul piano ambientale; il sociale, che riconosce le società che promuovono lo sviluppo del capitale umano e che attuano le migliori prassi di produzione e i principi di sicurezza; la governance, che riconosce le società con una corporate governance solida. Gli asset in gestione dei fondi comuni ESG in Europa sono passati dai 200 miliardi del 2010 agli oltre 350 del 2014, con un predominio indiscutibile dei fondi che hanno un approccio interdisciplinare all’investimento ESG: 322,8 miliardi di euro per i fondi che guardano a tutti i criteri ESG, 31,8 per quelli che si concentrano solo sulla componente ambientale, 10,7 sulla componente sociale e 6,7 sulla governance. Gli ETF non sono da meno e risentono di un trend positivo che riguarda tutta l’industria del risparmio gestito europea. Il primo ETF ESG è stato lanciato nel 2011. Oggi in Europa ne esistono 31, con un patrimonio che ammonta a circa 1,4 miliardi di euro. Gli asset legati agli ETF SRI sono cresciuti del 45% all’anno negli ultimi 4 anni, superando la crescita del mercato degli ETF che, nello stesso periodo, è stata del 16%. Se per molto tempo si è creduto che investire secondo criteri ESG significasse rinunciare alla performance, le evidenze empiriche dimostrano che non è così e gli investitori sono sempre più consapevoli del fatto che un investimento concentrato su società che pongono particolare cura al rispetto delle tematiche ESG, pone maggiormente al riparo da problemi improvvisi e inattesi. Il successo degli ETF ESG è legato poi a un secondo motivo: per gli investitori, infatti, è spesso difficile poter costruire da sé un portafoglio di azioni od obbligazioni di società che operano secondo criteri di sostenibilità, monitorarlo costantemente e, quando necessario, modificarlo. Una soluzione efficace può essere pertanto di investire in indici socialmente responsabili attraverso gli ETF. Inoltre, se per molto tempo l’investimento sostenibile è stato appannaggio quasi esclusivamente dell’azionario, stanno aumentando sempre più le opportunità per la classe obbligazionaria, guidate soprattutto dall’aumento dei green bond. In questi ultimi anni, il ruolo di UBS ETF nel campo degli ETF ESG è aumentato considerevolmente e oggi è il leader emergente, con il 38,5% del mercato e, soprattutto, una crescita esponenziale degli asset, passati dai 31 milioni di euro del 2012 (pari al 15,1% degli asset investiti in ETF ESG) ai 524 milioni di euro del 2015. Questo progresso è legato al fatto che nel 2014 e nel 2015 UBS ETF ha catalizzato il 60% dei nuovi asset raccolti in tutta Europa dagli ETF ESG. Ciò è avvenuto soprattutto grazie alla completezza della sua gamma ESG, che si compone di prodotti Equity e Fixed Income, che offrono un’esposizione diversificata sia verso gli Emergenti, sia verso i mercati sviluppati.

 Simone Rosti (Responsabile UBS ETF Italia)

 

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