I futures sull’oro sui minimi, ma il metallo giallo non si arrende

3463164_5_0af6_les-quatre-banques-internationales_a5272ae253f5deb854ed3b0aae68086fI futures dell’oro sono scambiati vicino al minimo di oltre due mesi questo lunedì, mentre i traders continuano a prendere posizione per via del rischio di un aumento dei tassi di interesse statunitensi che potrebbe avvenire prima del previsto. Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna a dicembre è sceso dello 0,18%, o di 2,30 dollari, a 1.277,90 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea.

I prezzi sono rimasti in un range stretto che va da 1.277,40 a 1.281,10 dollari. Giovedì scorso, invece,  i prezzi hanno toccato 1.273,40 dollari l’oncia, il minimo dal 18 giugno.

Venerdì, durante il vertice annuale dei più autorevoli presidenti delle banche centrali ed economisti organizzato dalla Federal Reserve a Jackson Hole, in Wyoming, la Presidente della Fed Janet Yellen ha dichiarato che l’economia statunitense è in ripresa e il mercato del lavoro ha visto un miglioramento. Yellen ha ribadito che non vi è “alcuna ricetta semplice” per gestire la politica monetaria in una fase di “notevole incertezza” circa l’evoluzione dell’inflazione e la disoccupazione. I toni usati da Yellen, per quanto equilibrati, sono stati relativamente da “colomba”: per lei una stretta monetaria non appena l’inflazione si riporta vicino al target del 2% “impedirebbe al mercato del lavoro di riprendersi completamente”. Inoltre, se l’economia deludesse, i tassi resteranno vicino a zero. Eppure le sue parole hanno contenuto sfumature da “falco”, laddove ha detto che “una convergenza più veloce verso il doppio obiettivo della Fed di piena occupazione e stabilità dei prezzi” potrebbe significare “incrementi dei tassi prima di quanto il Comitato della Fed si aspetti e potrebbero essere più veloci”. Dal presidente della Fed si attendevano segnali in vista del meeting del Fomc, il braccio operativo della Fed, fissato il 17 settembre. La pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fed ha mostrato un lieve spostamento dei membri votanti per un’accelerazione del processo di uscita da una lunga politica monetaria accomodante della banca centrale americana e le parole della Yellen potrebbero dare ulteriori indicazioni sulle tempistiche di un possibile rialzo del costo del denaro negli Stati Uniti. Secondo i verbali della riunione Fomc di fine luglio, “alcuni partecipanti” giudicano i progressi già realizzati verso gli obiettivi di politica monetaria sufficienti a richiedere un passo relativamente rapido verso la riduzione dello stimolo monetario. Inoltre, “molti partecipanti” ora ritengono che il Fomc potrebbe dover modificare la propria valutazione sul mercato del lavoro e che “i rischi al ribasso sull’inflazione sono diminuiti”. Nel complesso, appare evidente un graduale spostamento delle opinioni verso l’opzione di rialzo dei tassi, anche se non ci sono elementi per affermare che le condizioni matureranno prima del 2015. Dall’altra parte c’è, soprattutto, la ritrovata forza del biglietto verde dopo che i recenti dati, rivelatisi migliori delle previsioni, hanno rassicurato sullo stato di salute dell’economia statunitense. Il dollaro, inoltre in questa fase di grosse tensioni internazionali, ricopre il ruolo di divisa di rifugio e questo rafforza il suo status: inoltre un eventuale rialzo dei tassi di interesse statunitensi, che è per altro il principale strumento monetario a disposizione di una banca centrale per combattere l’inflazione troppo elevata, rende il dollaro più redditizio e quindi più attraente per gli investitori. L’indice del dollaro degli Stati Uniti, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, ha toccato 82,66, un livello che non si registrava dal 6 settembre 2013. Un dollaro forte in genere pesa sull’oro, dal momento che riduce l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute. Questa settimana l’attenzione sarà rivolta ad una serie di importanti indicatori economici statunitensi; gli investitori attendono ulteriori indicazioni sulla forza della ripresa economica e sul futuro della politica monetaria. Giovedì, gli Stati Uniti pubblicheranno i dati sul prodotto interno lordo del secondo trimestre. Nel corso della settimana, inoltre, saranno rilasciati i report sulla vendita di case nuove, sugli ordinativi dei beni durevoli e sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione.  Questi dati non potranno non avere ripercussioni sull’andamento dei mercati finanziari, sui mercati valutari e quindi anche sull’andamento del mercato dell’oro e di altri metalli preziosi.

 

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