Le rarità filateliche dell’Isola delle Rose. Articolo di Fabio Vaccarezza

Un francobollo del piccolo Stato dell’Isola delle Rose da 30 miloj con la scritta in esperanto.

Un francobollo del piccolo Stato dell’Isola delle Rose da 30 miloj con la scritta in esperanto.

Il militare del corpo sommozzatori della marina di La Spezia mise l’ultima carica dei 1080 chili di dinamite e controllò la miccia. Fece segno ai colleghi e su una pilotina si allontanò dalla piattaforma. Poco dopo il sogno dell’ingegnere Giorgio Rosa svanì in una nuvola di fumo e di detriti. L’isola delle Rose non esisteva più. Era il 13 febbraio 1969.

Dopo un batti e ribatti in carta bollata, il Consiglio di Stato Italiano aveva dato disposizione di abbattere la piattaforma, situata fuori dalle acque territoriali italiane a 44° 10’ 48’’ nord e 12° 36’ 00’’ est, che si era dichiarata indipendente durante una conferenza stampa tenuta sull’isola il 24 giugno dell’anno prima. Nessuno, tantomeno i giornalisti, era a conoscenza dell’ora del brillamento delle mine e solo il capo dei sommozzatori poté filmare brevemente l’evento.

L'Isola delle Rose fu fatta esplodere il 13 febbraio 1969.

L’Isola delle Rose fu fatta esplodere il 13 febbraio 1969.

Due giorni prima un tentativo di distruggere l’ imponente e forte struttura era andato fallito, di qui la necessità di aumentare il numero delle cariche di TNT. Un ingegnere di Bologna, alcuni anni prima aveva registrato il brevetto 850.987 dal titolo “Sistema di costruzione di isole in acciaio e cemento armato per scopi industriali e civili”. Apparentemente un’idea un po’ bislacca perché la costruzione in mare aperto di piattaforme richiede un impegno notevole in uomini, attrezzature e costi.

Una foto in bianco e nero dell'ingegnere Giorgio Rosa.

L’ingegnere Giorgio Rosa.

L’ing. Giorgio Rosa era un genio nel suo settore e la realizzazione era, almeno sulla carta, di una facilità incredibile. Trascinata una struttura composta di pali e tiranti  sino a un basso fondale  al largo di Rimini, con un pontone i pali cavi erano stati piantati sul fondo fino a 40 metri di profondità. I 9 pali, con un diametro di 630 mm, vennero poi riempiti con cemento. Furono innalzati solo due piani ma al momento del collaudo risultò che altri 3 piani potevano essere tranquillamente aggiunti senza creare problemi di stabilità. Il totale calpestabile era di 400 metri quadrati. Erano previsti un bar e un ufficio postale al primo piano, mentre al secondo avrebbero trovato posto la camera per il guardiano e la moglie e vani per gli attrezzi.

Svariate prove in tempi diversi furono necessarie per testare materiali, individuare il punto esatto in cui innalzare l’isola artificiale e trovare le giuste condizioni del mare. Nel  1964 iniziarono i primi sondaggi, ma si arrivò a fine 1967 per vedere ultimati i lavori. Il 1° maggio 1968  una piccola bandiera arancione, con tre rose rosse nel centro, venne innalzata sulla cima di una trivella che era servita ad estrarre acqua dolce proprio sotto la piattaforma.

Quello stesso giorno in via Bizet n. 3, al primo piano dell’isola, si riunirono i soci dell’ing. Rosa: furono assegnate le cariche e prese le prime decisioni. La piattaforma fu dichiarata territorio indipendente e come lingua ufficiale fu adottato l’esperanto per cui l’esatta dizione del Libero Territorio dell’Isola delle Rose era L. T. de la Insulo de la Rozoj. Questa scritta appare sui francobolli che furono messi in vendita ed utilizzati per il trasporto della posta dall’isola sino a riva dove venivano applicati, sulle poche buste in partenza, anche i francobolli italiani per l’inoltro alla destinazione ultima.

Busta viaggiata.

Busta viaggiata.

Questi francobolli, sia pure di origine privata, hanno un loro valore filatelico e postale perché furono utilizzati effettivamente per il trasporto di lettere e cartoline. Il francobollo in uso  mostrava la cartina dell’Italia con una piattaforma che emerge dal mare Adriatico e aveva un valore facciale di 30 mills. I mills e successivamente i miloj non apparvero mai su banconote o monete che, per quanto previste, non furono mai coniate per il precipitare degli avvenimenti.

Dopo 55 giorni dalla costituzione di questo nuovo Stato sorto al largo della costa adriatica, e dopo che i giornali locali avevano lungamente discusso sulle finalità di quella che era già un’interessante attrazione turistica, una conferenza stampa tenuta sulla piattaforma annunciò al mondo intero l’ingombrante presenza. Scattarono interpellanze parlamentari, e citazioni e denunce  fioccarono dopo le preoccupazioni sollevate per l’ipotetica presenza di un casinò o di una radio pirata, se non addirittura di interferenze provenienti dall’Est europeo. Già il 26 giugno 1968 i carabinieri e la GdF occuparono la piccola isola e impedirono persino al proprietario di salirci.

Poi la lenta agonia  sino al giorno dell’esplosione e della mareggiata di qualche settimana dopo che portò via ciò che restava dei piloni dell’isola che affioravano ancora. La morte del sogno dell’ing. Giorgio Rosa, che voleva affermare il diritto ad avere un’isola piena di fiori dove poter vivere lontano dai lacci e dai laccioli della burocrazia e dalle pastoie della politica, fu ripresa in una serie di tre francobolli che illustrano il momento dell’esplosione completati dalla frase in latino: hostium rabies diruit opus non ideam (la violenza del nemico ha distrutto l’opera ma non l’idea).

Un francobollo del piccolo Stato dell’Isola delle Rose da 30 miloj con la scritta in esperanto.

Un francobollo del piccolo Stato dell’Isola delle Rose da 30 miloj con la scritta in esperanto (insulo de la rozoj).

A beneficio dei collezionisti di francobolli si può aggiungere che gli esemplari con la piattaforma hanno una quotazione di 50 euro l’uno, mentre i valori con l’immagine dell’esplosione dal facciale da 30, 60 e 120 miloj vengono offerti a prezzi più contenuti.  Gli esemplari più rari sono quelli dell’occupazione delle forze italiane, cioè i francobolli con l’immagine della piattaforma con la rarissima sovrastampa in esperanto su tre righe “Milita Itala Okupado”. Sono, infine, a prezzo da concordare le buste effettivamente viaggiate in Italia e con l’annullo a cartella “Verda Haveno Posto” o “posta di porto verde” che era il nome della zona dell’attracco all’isola.  Le date degli annulli noti vanno da metà maggio al 24 giugno 1968.

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6 Responses to Le rarità filateliche dell’Isola delle Rose. Articolo di Fabio Vaccarezza

  1. Alessio scrive:

    Molto interessante!

    • Fabio Vaccarezza scrive:

      La vicenda dellIsola dlle Rose non è una semplice storia di francobolli o di una utopia di libertà. Per l’Italia degli anni 1968-69 fu cronaca e fatto di costume. Ma a nel quarantennale della sua distruzione ne hanno parlato telegiornali, documentari e ci sono state ricostruzioni all’estero di tutto il progetto. Ma non mi dilungo, dico solo che su google nel 2006 c’erano una decina di documenti che parrlavano dell’isola. Dopo la mia intervista all’ing. Rosa nel 2007 il numero salì vertiginosamente e dopo i festeggiamenti nelle notti bianche a Rimini… Siamo oltre i 400.000 … Senza parlare dei documenti in esperanto che parlano dell’ insulo del la Rozoj!

  2. Marco scrive:

    Buongiorno Fabio, i suoi interventi sono sempre interessanti e dettagliati, magari oggi l’isola artificiale sarebbe utilizzata a scopi turistici, chissà se fosse possibile risalire ai quantitativi di francobolli emessi per le varie emissioni?
    Cordiali saluti marco

    • Buongiorno,
      In in mio articolo rintracciablile ancora sul mio sito riportai le tirature che non erano ben note nemmeno al costruttore perche’ l’ ing. Rosa non era e non e’ un collezionista. Se ricordo bene erano circa 3.000 esemplari del francobollo con la piattaforma e altrettanti per quelli con la piattaforma esplosa. Uno di questi ultimi è stato aggiudicato su Ebay un paio di settimane fa per 200 dollari. Ma i piu rari sono gli esemplari con la sovrastampa Milita Itala Okupado. Introvabili dato la bassisima tiratura (50 esemplari? … Con sovrastampa in nero o in blu). I fortunati possono iniziare le trattative da una base di 300 euro in su… Molto meno del famoso Gronchi rosa di cui se ne salvarono 75.000 esemplari e che ha una quotazione sul mercato di piu di mille euro. Cordialmente fabio V.

  3. paolo scrive:

    Buongiorno Sig. Vaccarezza, ha visto il nuovo sito web dell’Isola delle Rose gestito dal Museo Piermaria Rossi?
    http://www.insulodelarozoj.it/

    • Fabio Vaccarezza scrive:

      Buonasera!
      Sì conosco il sito da lei citato. In luglio a Berceto (pv Parma) per un mese si è tenuta una mostra sull’Isola delle Rose. In 450 metri quadrati sono stati esposti reperti fotografici, documenti originali e altro riguardanti la famosa isola. E’ stata presentata anche una collezione di francobolli e reperti postali dell’Isola. Il notevole successo dell’evento ha fatto sì che la mostra restasse aperta per un altro mese. Se riesce a procurarsi una copia del catalogo della mostra avrà 150 pagine da leggere e guardare piacevolmente.
      Cordialmente Fabio V.

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