Rilanciare la filatelia: ecco cosa serve. Parla Emanuele Gabbini.

Emanuele M. Gabbini, filatelista e collezionista per oltre 50 anni.  Ha pubblicato “Filatelmia” e il catalogo Unificato di storia postale in collaborazione con B. Carobene e R. Colla.

Emanuele M. Gabbini, filatelista e collezionista per oltre 50 anni. Ha pubblicato “Filatelmia” e il catalogo Unificato di storia postale in collaborazione con B. Carobene e R. Colla.

Stimo in 120 milioni di euro il valore del mercato e 30mila i collezionisti. La crisi ha ridotto i budget del 25%. Chi comincia una collezione non può sapere se potrà recuperare con gli interessi un investimento essenzialmente culturale. Il valore è determinato da domanda e offerta. Scegliere il perito filatelico sulla base delle competenze e della reputazione professionale. C’è molta frammentazione. Serve una rifondazione, altrimenti diventerà un mercato di nicchia.Qual è la fisionomia, la struttura e le tendenze del mercato filatelico contemporaneo?

Purtroppo non esistono dati ufficiali. Sulla base di studi personali, stimo che il mercato (inteso come acquisti annuali da parte dei collezionisti italiani) è di centoventi milioni di euro; 30.000 collezionisti, 5.000 dei quali “più impegnati” più un altro grande numero (200.000?) che acquistano solo le emissioni annuali di francobolli di uno o più Paesi dell’area italiana: Italia, Vaticano e San Marino. Naturalmente i volumi delle transazioni sono di gran lunga superiori per effetto degli acquisti tra commercianti. Per quanto riguarda la struttura, il 20-30% dei consumatori (nel nostro caso collezionisti) rappresentano il 70-80% degli acquisti totali. In filatelia c’è la particolarità del segmento “captive” di Poste Italiane per la vendita delle nuove emissioni e dei prodotti “para-filatelici” venduti nei loro negozi filatelici e negli uffici postali. Quanto ai canali di vendita, sono rappresentati dai commercianti filatelici, dalle case d’asta filateliche e da internet: questi due ultimi canali, specie l’ultimo, in continua crescita. Vanno ricordati anche i vari mercatini filatelici che si svolgono, settimanalmente o mensilmente, in molte città italiane.

Le tendenze collezionistiche, già da decenni, sono verso una filatelia specializzata (storia postale, aerofilatelia, filatelia tematica, interofilia, astrofilatelia, maximafilia, filatelia fiscale) anche se la filatelia tradizionale (ovvero la collezione sistematica di francobolli di uno o più Paesi) continua a mantenere un suo ruolo significativo.

 

La crisi si è ripercorsa anche sul mercato filatelico? Se ne avvertono i segni?

Regno unito 1882, Regina Vittoria, serie ordinaria, francobollo da 5 Sterline.

Regno unito 1882, Regina Vittoria, serie ordinaria, francobollo da 5 Sterline.

Sì. Innanzi tutto molti collezionisti che disponevano di modesti importi (diciamo 1.000-2.000 euro all’anno) da dedicare a questo hobby hanno dovuto smettere di fare acquisti non potendo più permettersi, al momento, questa spesa. Nella sua globalità penso che il mercato italiano abbia subito una riduzione intorno al 25% rispetto all’anno precedente.

Oggi può avere ancora senso destinare una piccola parte dei propri risparmi all’acquisto e alla collezione di francobolli?

Assolutamente sì anzi, proprio per questo momento di difficoltà, si possono fare acquisti a prezzi inferiori al passato. Il problema è poterselo permettere o meno.

Il collezionismo filatelico comporta un costo sostenuto per alimentare una passione culturale, ma può essere visto anche come un investimento in grado di dare in futuro un ritorno economico?

Gli acquisti per delle collezioni filateliche (francobolli o documenti postali ed accessori) sono innanzitutto degli eccezionali investimenti culturali e questo valore è certo per chiunque abbia curiosità ed interesse per la storia dell’uomo. Inoltre queste collezioni hanno sempre un valore economico: questo però è aleatorio nel tempo. Il collezionismo filatelico, come qualunque altro bene, è soggetto alla legge della domanda e dell’offerta e queste mutano non solo per situazioni economico-finanziarie generali, ma anche per “mode” collezionistiche. Il collezionista acquista ciò che lo interessa nel momento dell’acquisto e non può valutare quanto quell’oggetto potrà valere a distanza di anni. Con acquisti “oculati”, in uno spazio temporale di dieci anni, in situazioni economico-finanziarie abbastanza normali, l’esperienza insegna che i soldi spesi si riportano a casa: si può perdere qualche cosa e si può guadagnare qualche cosa. I grandi “crolli” o i grandi “utili” sono possibili, ma non sono la norma.

 

Lei è stato un grande collezionista. Ad un certo punto ha deciso di smettere e di vendere le sue belle e diversificate collezioni. Sono indiscreto se le chiedo se ci ha rimesso o ci ha guadagnato rispetto a quanto ha speso nell’arco di 50 anni di collezionismo filatelico?

In 50 anni ho composto circa 50 collezioni, ma non ne ho mai possedute più di 20: cioè, quando una collezione finiva di appagarmi la vendevo ed usavo il ricavato per comporne delle altre oltre a “investire” altre somme. Non ho mai tenuto una contabilità precisa degli acquisti e delle vendite, inoltre ho fatto spesso dei cambi per cui è veramente difficile rispondere alla sua domanda. Io amo credere di aver ripreso tutto quello che ho speso: certo, gli acquisti degli anni ’70 e ’80 sono stati “più profittevoli” di quelli degli anni ’90 e dell’inizio del nuovo secolo. Ma la situazione economico-finanziaria generale era molto diversa: basti pensare all’avvento dell’euro! Quello che è certo è che non mi sono mai pentito, anzi sono sempre stato molto soddisfatto, della mia attività collezionistica.

Come si comincia a collezionare? Cosa serve?

Innanzi tutto… diventare competente: questa è una condizione che non può essere “delegata”. La prima cosa è decidere cosa si vuole collezionare: la filatelia si divide in diversi “filoni”: si può essere più orientati al francobollo in sé e quindi collezionare tutti i francobolli di un certo periodo e di un certo Paese con lo studio di tutte le varietà di stampa, di filigrana, di gomma, di dentellatura oltre che ai bozzetti e le prove. Oppure si può essere orientati a collezionare documenti di un certo periodo e di un certo Paese: lettere, cartoline postali, telegrammi, ecc. con lo studio delle tariffe e/o degli annulli e/o delle destinazioni e degli instradamenti postali e/o delle censure e/o dei segni di disinfezione, ecc. L’Italia ha il privilegio di una splendida produzione di letteratura filatelica: ogni investimento in libri avrà sicuramente un grande “return on investment”: la conoscenza infatti è la chiave per fare acquisti oculati. Nei 50 anni di collezionismo io ho assemblato una biblioteca filatelica di oltre 500 volumi e li ho letti o consultati tutti! Molto utile sarà l’iscrizione ad una delle Associazioni nazionali filateliche specialistiche (sono una ventina in Italia) e la frequentazione di un Circolo filatelico: ne esistono più di 300 sul territorio nazionale. La presa visione di tutte le informazioni pubblicate sul sito della Federazione fra le Società Filateliche italiane (www.fsfi.it) potrà essere un buon punto di inizio. Utile sarà anche una visita ad una delle esposizioni filateliche a concorso organizzate dalla federazione: vedere collezioni di altri è stimolante e serve a meditare sulle scelte che si vogliono fare.

 

Francia 1936,  saggio del  francobollo "Aereo su Parigi".

Francia 1936, saggio del francobollo “Aereo su Parigi”.

La storia commerciale di uno dei francobolli più rari al mondo è in grado di far luce su questi concetti: il “One Cent” magenta di Guyana del 1856. Di questo francobollo è noto un solo esemplare al mondo derivante dalla grande collezione De Ferrary. Nella sua ultima comparsa ad un’asta nel 1985 spuntò la ragguardevole cifra di un milione di dollari, dopo la quale se ne persero le tracce. Normalmente le grandi rarità filateliche attraggono il grande pubblico per l’elevato valore commerciale che le accompagna.  Oltreché dalla rarità, quali sono i parametri fondamentali per determinare il valore di un francobollo?

Il parametro è uno solo: la domanda e l’offerta. I “classici”, quale il francobollo da lei citato sono grandi rarità di interesse mondiale per cui l’offerta è ovviamente molto bassa, ma la domanda alta in quanto internazionale. Queste rarità classiche, oltre ad un interesse collezionistico, possono attrarre anche interesse di “puro” investimento: in questi casi si tratta di importanti investitori non collezionisti assistiti da fior d’esperti. Venendo alle cose di casa nostra, i collezionisti italiani, salvo alcune eccezioni, collezionano materiale dell’area italiana. Gli antichi ducati italiani, sia francobolli che documenti postali dell’epoca e, in misura molto inferiore, francobolli e documenti di alcune occupazioni dei territori italiani e di alcune colonie italiane hanno un mercato “allargato”: quindi c’è un interesse anche di collezionisti stranieri. Mentre ciò che riguarda il periodo regno e quello repubblicano sono di interesse essenzialmente solo italiano.

Tra le criticità del mercato filatelico una delle più sentite  è quella dell’affidabilità dei periti filatelici. Ci si può fidare di chi esercita l’attività peritale e nello stesso tempo fa il commerciante, in un palese ancorché talora non manifesto, conflitto di interesse? 

L’attività peritale è una attività professionale e come in tante altre professioni vi sono professionisti bravissimi, altri bravi ed altri ancora mediocri. L’Italia ha storicamente avuto importanti periti (alcuni vantano tre o quattro generazioni di questa professione) di fama internazionale: periti che potevano con competenza e con uno stock di confronti periziare francobolli e documenti di tutto il mondo, ma questo quando i francobolli riguardavano emissioni di poche decine d’anni ( dal 1840, data di emissione del primo francobollo, a fine ‘800). All’inizio del 1900 il catalogo mondiale dei francobolli era un volume grande come il Vangelo (tanto per intenderci), oggi il catalogo mondiale è composto da dieci volumi in formato A4 allargato! Fino alla seconda guerra mondiale la filatelia era solo raccolta di francobolli o di documenti filatelici dove l’interesse era solo (si fa per dire) per l’affrancatura e l’annullo. Oggi la filatelia è molto più complessa: tariffe, trasporti aerei, destinazioni, instradamenti postali, trasporti spaziali, censure di guerra, annulli di posta militare, disinfezione della posta ed altri fattori ancora: è semplicemente impossibile essere esperti in tutte queste cose per tutti i Paesi del mondo! Da noi, forse per le origini, diversi periti continuano ad essere “tuttologi”, ma alcuni hanno cominciato a specializzarsi ed a periziare soltanto francobolli e/o documenti di solo alcuni Paesi e/o di solo di un certo periodo storico. Lei ha sollevato però anche il problema del potenziale conflitto di interessi con gli aspetti commerciali. Il problema c’è da noi come in tutto il mondo e come in ogni sorta di collezionismo che richieda un parere tecnico ed abbia risvolti commerciali. Basti pensare al perito che certifica un quantitativo molto significativo di francobolli e/o documenti per un grosso commerciante o per una casa d’asta: certo la “pressione” che questo commerciante o casa d’asta può esercitare sul perito è ben superiore che quella di un collezionista che “acquista” solo qualche perizia all’anno. Ecco allora che il collezionista dovrà usare le normali doti di prudenza non solo per accertarsi che il perito scelto sia competente, ma che sia anche… eticamente corretto. E’ tempo che le associazioni di periti filatelici in Italia (sono due, ma diversi periti non aderiscono a nessuna delle due) si dotino di un rigoroso codice etico di autodisciplina e di trasparenza sulla modalità di comportamento ed istituiscano un’effettiva attività di controllo per evitare abusi.

I cataloghi sono un sorta di vademecum. I prezzi dei francobolli riportati in essi sovente si discostano moltissimo dalle quotazioni reali. Un neofita che comincia ora come deve regolarsi? Può farvi affidamento o deve prenderli con le pinze?

Brasile 1844, grande affrancatura mista prima e seconda emissione "Occhi di bue" e "Inclinados"' pezzo unico.

Brasile 1844, grande affrancatura mista prima e seconda emissione “Occhi di bue” e “Inclinados”‘ pezzo unico.

In Italia esistono quattro cataloghi dell’area italiana: Bolaffi, Sassone, Unificato e Vaccari pubblicati con cadenza annuale da Commercianti o Gruppi di commercianti. Sono pubblicazioni molto importanti, con contenuti tecnici molto significativi: uno strumento imprescindibile per qualunque collezionista filatelico. Le informazioni tecniche e storico-postali sono differenziate ed io credo che ogni serio collezionista debba possedere almeno una copia di ognuno dei quattro cataloghi citati: il confronto delle note tecniche determinerà poi la preferenza per l’uno o per l’altro anche in considerazione dei propri interessi di collezione. Per quanto riguarda le quotazioni, i quattro cataloghi usano “politiche” e criteri di valutazione differenziati (peraltro indicati nelle prime pagine di ogni catalogo e che molti collezionisti… purtroppo non leggono) e quindi non si può fare di tutte le erbe un fascio. Certo che in questo momento, nessuno dei cataloghi citati indica valori vicini ai correnti prezzi di scambio. Il valore di catalogo dovrà quindi essere preso più come un valore di confronto tra i vari francobolli o documenti, mentre per i prezzi di scambio sarà meglio far riferimento ai prezzi di realizzo delle varie aste pubbliche facilmente reperibili su internet nei siti delle varie case d’asta. Occorrerà ricordare che i prezzi di realizzo vanno aumentati della percentuale dei diritti d’asta (20%) e che, in alcuni casi, possono realizzarsi prezzi molto alti o particolarmente bassi a seconda dell’interesse più o meno elevato per il lotto in vendita. L’analisi di più realizzi d’asta, magari di case d’asta diverse, per lo stesso oggetto darà poi un valore “medio” significativo del momento. Il neofita dovrà un po’ pagare in tempo e, qualche volta in danaro, la sua inesperienza ma anche questo, se fatto con spirito sportivo e con normale prudenza, non sarà certo un fatto drammatico e diventerà, in un certo senso, parte del divertimento.

Quali sono le altre criticità che affliggono questo mercato?

Il problema più grave della filatelia italiana è la mancanza di ricambio generazionale: oggi la stragrande maggioranza dei collezionisti “più impegnati” hanno più di cinquant’anni e sono molti i collezionisti che ne hanno più di sessanta. La filatelia si è autopromossa per oltre 100 anni, poi, con l’avvento delle nuove tecnologie (televisione, playstation, internet, iPod, ecc.) e con la scomparsa dei francobolli sulla corrispondenza (affrancatrici meccaniche, fax, e-mail) l’interesse dei ragazzi per i francobolli è andato scomparendo dando origine a generazioni che non sanno cosa sia un francobollo.. per non averlo mai visto o comunque mai usato. Questo non significa che la filatelia è destinata a scomparire, anzi, nella sua forma più evoluta di studio e di possesso di “frammenti autentici di storia” ha un grande potenziale, ma questo hobby va fatto conoscere e promosso proprio a quegli adulti che da ragazzi non hanno mai collezionato francobolli. Della mancanza di promozione ai “non addetti ai lavori” gravi sono le responsabilità di tutti: dai Commercianti e loro associazioni di categoria a Poste Italiane ai collezionisti stessi e loro Associazioni al Governo stesso che non ha più, da tempo, un Ministro per le poste e le comunicazioni. Negli ultimi decenni tutti hanno incolpato gli altri, ma nessuno ha fatto nulla.

Sicilia 1848, corrispondenza di servizio pubblico con contrassegno di franchigia recante l'emblema dei rivoluzionari, ovvero la Trinacria.

Sicilia 1848, corrispondenza di servizio pubblico con contrassegno di franchigia recante l’emblema dei rivoluzionari, ovvero la Trinacria.

Con l’esperienza maturata ritiene che il settore sia riformabile? Serve una legge che imponga regole, o si andrà avanti in questa forma di anarchismo che rischia di alimentare equivoci e aspettative fuori della realtà? 

L’ultima cosa che serve alla filatelia italiana è una legge! A mio giudizio il settore deve essere fortemente riformato e questo è sicuramente possibile. Occorre però volontà, competenza, onestà, imprenditorialità e capacità di lavoro di gruppo che non è esattamente uno degli aspetti in cui si eccelle nel nostro Paese. Il mercato e direi il mondo filatelico è molto frammentato: almeno trecento commercianti, una dozzina di case d’asta, il Ministero, il Poligrafico, Poste italiane, una trentina di periti, almeno quattro editori filatelici, una federazione di società filateliche (che raggruppa una ventina di associazioni nazionali ed oltre trecento circoli filatelici), il Club della Filatelia d’Oro Italiana (associazione indipendente di collezionisti nata per tutelarne gli interessi), decine di migliaia di collezionisti (centinaia di migliaia se si includono coloro che collezionano solo le novità) interessati sostanzialmente… solo alle loro collezioni. Con la tecnologia di comunicazione (web) sempre più sofisticata che abbatte ogni barriera nazionale. Penso sia intuitiva la complessità, ma senza una seria opera di rifondazione, la filatelia è destinata a diventare un mercato antiquariale di nicchia.

 

Questa voce è stata pubblicata in Filatelia culturale e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


uno + otto =

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>